Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Una regista ligure a Torino

Ha girato “Il morso del ramarro”, in sala in nei prossimi giorni nella nostra città.

“Il cuore di questi liguri in fondo è morbido e accogliente. Se riesci ad arrivarci…” E’ tutto ligure il godibile film “Il morso del ramarro”, della regista  Maria Lodovica Marini: girato nel Golfo del Tigullio, è tratto dall’omonimo best seller della scrittrice chiavarese Valeria Corciolani, da cui abbiamo tratto le parole dell’incipit.

Prodotto dalla Cima Prod, società nata da varie esperienze cinematografiche, dai circoli del cinema Lamaca Gioconda e La Contessa Berta e dai festival FOOD IN FILM FESTIVAL e CIMAMERICHE, Film Festival della Migrazione e del Gusto,  il lungometraggio è un  giallo un po’ “alla Miss Murple”,  la storia di tre ragazzi che ideano un furto ai danni di un anziano professore: ma mentre il colpo  va male, i giovani guadagnano una maledizione da parte della badante peruviana che a causa loro si è infortunata. Si mettono alle calcagna dei malviventi quattro pensionati, e il film segna  anche in qualche modo, la loro rivincita,  mostrando dei boomer tutt’altro che passivi e depressi.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Maria Lodovica Marini, che presenterà il film  lunedì 24 ottobre, alle ore 21, al Cinema Massaua di Torino, dove resterà in programmazione per alcuni giorni.

Marini, in che modo una psicologa e logopedista approda al cinema?

Da trent’anni mi occupo di cinema, pur lavorando in sanità, nei servizi di neuropsichiatria infantile. Ho utilizzato il cinema nelle riabilitazioni, e ho portato anche le storie cliniche nel cinema, facendo interagire queste due realtà. Per me, il cinema è un importante tramite alla comunicazione.

I temi che le stanno a cuore (femminile, disagio clinico, responsabilità etica, sociale e civile) hanno a che fare anche con questo lavoro?

Sicuramente. Ho scritto la sceneggiatura con Valeria Corciolani e Juan Bautista Stagnaro regista e produttore italo argentino di fama mondiale, che è stato autore tra gli altri di “Camila”, una storia al femminile, candidato agli Oscar. Sia la comunicazione clinica che quella creativa hanno lo scopo di far star meglio la gente che, in questo periodo, dopo due anni molto pesanti, ha bisogno di leggerezza.

Infatti ha  definito “Il morso del ramarro “ un film leggero ma non superficiale.

Il film rispecchia la “tagline” della nostra società di produzione, la Cima Prod, nata a Chiavari nel 2018 e che punta a promuovere la Liguria e il territorio di Ponente grazie importanti progetti e collaborazioni, di cui è anche socia la Corciolani: vogliamo essere “ironicamente seri”. Infatti, oltre a seguire la storia gialla, in sala si ride, anche grazie ai titoli di coda: noi li curiamo sempre perchè valorizzano chi ha partecipato alla realizzazione dei film,  e qui in particolare presentano una storia secondaria dal finale inatteso.

E’ stata allieva di registi e sceneggiatori importanti e ha frequentato la scuola di Ermanno Olmi. Qual è la lezione appresa?

Ho frequentato  la scuola di sceneggiatura di Age, Giuliana Fantoni, la moglie di Ettore Scola, e Suso Cecchi d’Amico, di cui conservo ancora un carteggio. Mi hanno insegnato che  la scrittura di un film deriva dalla capacità di ascolto e osservazione della realtà. Con Olmi sono stata 10 anni e ho appreso l’arte della costruzione del film partendo dal dato di realtà, facendo recitare anche la gente della strada. Inoltre stando con lui facevi tutti i mestieri, dallo scaricare attrezzi all’arte del montaggio, il suo era  un laboratorio, da “artigiano del cinema”.

 

 

Anna SCOTTON

annas@vicini.to.it

 

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