“Mi sarebbe piaciuto molto essere un regista europeo, magari svedese o italiano”: l’ammissione da parte di Woody Allen, uno degli autori che nell’immaginario collettivo più si identifica con i simboli della cultura americana contemporanea, dagli spazi urbani e lo skyline di New York, alle nevrosi tipiche della sua borghesia intellettuale, lascia di stucco. Lo ha dichiarato qualche giorno fa, quando – in linea con la scelta di eventizzare le proiezioni in sala – Coup de chance, passato fuori concorso a Venezia 80, è stato presentato in anteprima, preceduto da un’intervista al regista realizzata in diretta a Roma e condivisa da numerosi cinema nazionali.
Girato a Parigi e in lingua francese, il film – che nella galleria alleniana si situa dalle parti di Match Point – mostra i protagonisti, Fanny e Jean, come una coppia all’apparenza felice: belli, ricchi e innamorati. Per caso lei incontra un vecchio compagno di liceo con cui avvia una relazione sentimentale che cambierà in modo inaspettato e definitivo le loro vite.
La storia consente ad Allen di tornare a riflettere sul destino, sulla fortuna e su quanto questi aspetti possano influenzare l’esistenza, a partire dalla propria: all’intervistatore ammette con autoironia di riconoscersi una qualche bravura, ma è consapevole di quanto abbia contato il caso nella sua affermazione. Infatti, è grato alla sorte per aver avuto genitori premurosi, di godere di buona salute, del decennale gradimento da parte del pubblico per il suo lavoro. Gli va peraltro dato atto della capacità di scegliere collaboratori di valore come “il maestro della luce” Vittorio Storaro: alla quinta collaborazione con il regista di Manhattan è a tutti gli effetti coautore dell’opera, con gli incontri degli amanti resi da colori e atmosfere caldi, avvolgenti, mentre gli interni della casa coniugale dove il sentimento si è rarefatto si rivelano freddi, quasi asettici.
L’incolpevole capro espiatorio del #Me too (Allen è stato prosciolto da ogni accusa dai tribunali) ha anche il merito di aver creato alcuni dei ruoli femminili più interessanti della storia del cinema, in primis per la musa Diane Keaton: 110 ruoli da protagonista che sono valsi alle sue attrici 62 nomination. Anche Coup de chance si giova di due figure femminili assai significative: l’attrice Valérie Lemercier, nel ruolo della madre della protagonista, e soprattutto quest’ultima, la deliziosa Lou de Laâge, la cui presenza illumina lo schermo.
Più thriller che commedia, il 50° lavoro di Woody Allen sorprende e conquista il pubblico con il colpo di coda conclusivo: ennesimo scherzo di un fato con cui a tutti tocca giocare fino all’ultimo dei giorni.
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
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