
“Un grande albero le cui radici sono il delta, i cui rami e frutti sono gli affluenti e i laghi” : è il Po nelle parole del direttore di Palazzo Madama Giovanni Carlo Federico Villa, pronunciate descrivendo il progetto espositivo della Sala del Senato di Palazzo Madama sul grande corso d’acqua che abbevera la Pianura padana. Il ricco allestimento corredato da fossili, dipinti e fotografie ne delinea gli oltre 600 km di lunghezza per un’età di oltre 50 milioni di anni: ad oggi il fiume governa vita e attività di quasi venti milioni di persone, fornisce il 55 % della produzione idroelettrica nazionale, determinando il 37% dell’attività agricola e il 40% del Pil del nostro Paese. Ripercorrere la storia del Po significa risalire alle nostre origini e scoprire da dove proveniamo: ad esempio nelle terre dell’astigiano un tempo c’era il mare ed è stato rinvenuto il fossile di Astadelphis gastaldii, un po’ delfino e un po’ orca. Unico esemplare al mondo, spicca insieme a fossili e conchiglie e persino ai resti di due coccodrilli scoperti vicino a Verona e conservati al Museo regionale di Scienze naturali di Torino. Il Po compare nella spettacolarità delle sue origini: dal Monviso, si scende secondo un percorso illustrato da una serie di mappe e di foto d’archivio; alle immagini impressionanti dei ghiacciai seguono gli scatti delle attività che fervono in pianura, come quella preziosa delle mondine, in un accostamento felice di dati scientifici e contributi artistici, forniti da fotografie e dipinti. E’ la vocazione del museo – osserva con convinzione la curatrice Tiziana Caserta – “presentare fatti di un’ attualità stringente, ma con la lingua che ci è familiare, cercando di raccontare il Po che è nell’ esperienza di noi tutti, il nostro amico da sempre”.
Anche le fotografie di Gabinio, Moncalvo, Jodice, Biamino, Fontana concorrono a celebrare quel fiume che in italiano letterario è chiamato Eridano: il progetto espositivo ha uno sguardo rivolto alla natura e l’altro al mondo dell’arte, come attesta anche la serie di dipinti che vedono protagonista la piana del Po: uno su tutti “Lo specchio della vita” di Pellizza da Volpedo.
L’alternanza di due sguardi – quello storico artistico e quello scientifico – riesce a restituire tutte le sfaccettature e le bellezze dell’attività umana, come, ad esempio, la presentazione di una delle opere di ingegneria idraulica che ha consentito di distribuire acqua utilizzando semplicemente delle pendenze e ha regalato nel tempo risaie e quindi cibo a tutto il vercellese.Con il progressivo rientro del cuneo salino, che si attesta ora a 40 km circa nell’interno – favorito dall’innalzamento del livello del mare, fenomeno che sta minacciando Venezia e la sua laguna – ora l’acqua della foce non è più dolce. Il metro cubo di plastiche raccolte sulle spiagge dal curatore, dal Direttore, dai ragazzi di Plastic Free… ammonisce il visitatore sulla realtà delle microplastiche non biodegradabili che violentano gli ecosistemi acquatici: insieme alle immagini del filmato Adaptation.it il pubblico è invitato a ragionare sul problema ambientale, e sulla possibilità per l’uomo di correggere i propri errori, di mitigarli appunto, praticando nuove soluzioni, sfruttando inventiva, tradizione e semplice buon senso: ad esempio, affiancando alla riduzione degli allevamenti intensivi, la coltivazione di piante più resistenti, non Omg. Anche un’inversione di tendenza nei comportamenti – non facilmente prevedibile – necessita di tempi lunghi: bisogna, quindi, operare nella direzione dell’adattamento per evitare nuove alluvioni, per mitigare piogge estreme e distruttive, tempeste di vento, tutti effetti a valle della crisi climatica. Ad un clima così estremizzato bisogna adeguare una serie di contromisure umane, efficaci e naturali.
I pannelli che espongono il riconoscimento MaB – Man and Biosphere, che l’UNESCO ha rilasciato ai territori del fiume Po, del suo bacino e delle aree protette – parchi e riserve naturali – ricordano che noi tutti viviamo con il fiume e grazie al fiume e conducono alla fine del percorso. Ma le iniziative collaterali della mostra, il fitto programma di seminari e incontri con le scuole saranno attivati fino a gennaio 2025, per cercare di sensibilizzare quante più persone possibile alla consapevolezza perché – a volerlo – ciascuno ha davvero la possibilità di cambiare le cose. E quindi… Change!
Orari: Lunedì e da mercoledì a domenica: 10 – 18. Martedì chiuso.
Biglietti: Intero € 12,00 | ridotto € 10,00 Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card – Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
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