Il Gruppo Tra le Righe, che opera in Cascina Roccafranca, si riunisce per discutere argomenti di attualità: aspetti di politica e società, commenti alle vicende della realtà che ci circonda, lettura di articoli di giornali, riviste, saggi. Salutiamo con l’occasione la nascita del Gruppo Tra le Righe al femminile. Anche noi abbiamo le nostre brave quote rosa.
Oltre ad una parte della discussione che definiamo “sfogatoio” (termine che però ad alcuni fa venire l’orticaria) di tanto in tanto si mettono sul tavolo temi di più ampio respiro.
Recentemente abbiamo discusso di SOLIDARIETA’.
Cos’è, oggi, la solidarietà? Sono state tentate definizioni, scomodando dalla Treccani a Wikipedia, fino al dettato costituzionale, senza tuttavia arrivare ad una sintesi convincente. Come possiamo noi dare il nostro contributo ad una forma incisiva di solidarietà?
Certo, prestarsi a preparare i pasti agli indigenti è forma nobile di solidarietà, così come offrirsi come volontari ospedalieri per assistere gli infermi.
Ma non tutti hanno questa abnegazione e capacità (chi scrive potrebbe fare seri danni nel preparare un pasto per centinaia di persone, anche se di bocca buona).
Allora, che fare? Alcuni accompagnano persone anziane a visite mediche o passeggiate salutari.
Un giorno sì e l’altro anche, compaiono strisce sui canali televisivi che chiedono di donare 2 euro per questa o quella causa: e ci si comincia a chiedersi quanto, in questi spot, ci sia di caritatevole e quanto di business.
Adottare un bambino africano? Buona idea, ma la prima cosa che ti viene in mente è chissà quanti bambini italiani versano nella stessa indigenza, se non a rischio della fame, almeno a quello della carenza di cure o di assistenza.
Noi che siamo usciti da poco dal mondo del lavoro ci chiediamo, ma è possibile fare qualcosa per tutti quei lavoratori che, perso il lavoro, cadono nell’angoscia e talvolta sacrificano la loro stessa vita?
Un’idea originale passata nelle TV è quella di adottare un disoccupato: un piccolo gruppo di lavoratori o imprenditori si fa carico di un lavoratore: qualche lavoretto di manutenzione, un contributo a fondo perduto. Scongiurare il peggio, in attesa che “passa ‘a nuttata”.
Fra le ipotesi in qualche modo originali, si è citata quella di Landini. Dice il segretario FIOM: il Fondo pensioni dei lavoratori metalmeccanici (si chiama COMETA) ha in portafoglio 100 miliardi (miliardi!) di euro. Perché non utilizzarli, anziché per finanziare società americane o sudcoreane, aziende italiane sane per creare lavoro, e lavoro italiano? Fattibile?
Chi sa, magari è solidale anche alimentare un giornale, un giornale che si occupa di realtà locale. Scambiare informazioni, esperienze, consigli. Su temi di cui la stampa ufficiale non si occupa. Sarebbe interessante sentire il parere dei nostri lettori al riguardo.
Gianpaolo Nardi
gianpaolon@vicini.to.it