Di persona, Laura Morante è una figura graziosa, diversa ma forse ancora più affascinante di quella che vediamo nei cartelloni dei suoi film e che campeggia nella pubblicità di una nota casa di cosmetici.
Previene la solita domanda che viene fatta agli scrittori “come mai ha deciso…”: è stata convinta a fatica a scrivere qualcosa da Elisabetta Sgarbi, sua amica di vecchia data. La Sgarbi, dopo aver ottenuto un “forse”, “ci penso” la invita a pranzo e si presenta col contratto. Laura Morante non è una scrittrice di professione e quindi propone non un romanzo ma una serie di racconti. Poi, anche qui un po’ per amicizia, un po’ per inesperienza nel genere chiede aiuto a Nicola Piovani, che si offre di scrivere un interludio: un intermezzo, un raccordo tra un racconto e l’altro.
Forse è questa la chiave di lettura: musica, suono, linguaggio. Qualsiasi frase nel passare dallo scritto alla sua espressione verbale assume un significato diverso, meglio, il significato, attraverso il suono. Una sintesi fra il lavoro di chi scrive e quello di chi interpreta. Ritmo. C’era bisogno di dare una cadenza ai pensieri di queste figure tormentate, donne per lo più, come quella di Giovanna che cade in una trappola tesa dall’amica ed in cui, invece di cercare di districarsi, si rassegna a sprofondare sempre di più.
Il tono però, sottolinea Laura Morante, è umoristico. Avrebbe dovuto segnalarcelo quell’angelo della copertina? Certo pensandoci, si vede che è un angelo farlocco. Forse è lì a proteggerci dai nostri peccati o peccatucci. Magari non fatti gravi, semmai cose che non si devono fare. Che però comportano senso di colpa, il caricarsi di una responsabilità che non c’è.
Ma nel racconto non ci sono solo fatti. C’è anche il gesto, il gesto etico, gratuito di cui a volte i personaggi sono capaci, qualcosa di superfluo che fai perché è così che ti senti di fare ma non ha uno scopo, un ritorno, un beneficio. Di nessun genere. Come il corridore ciclista Laurent Fignon (lo cita Laura Morante) che nonostante un distacco di oltre mezz’ora e in crisi ipoglicemica scala il passo alpino col freddo e la pioggia e finisce la tappa; perché doveva farlo. O come i figli del proprietario del bar nella “Storia dell’Ungherese”che continuano a rassettare ogni notte il bar ormai chiuso per sempre.
Parole e suoni. E’ naturale chiedere alla Laura Morante attrice una lettura di un brano del libro. Non c’è dubbio, poteva solo essere un interludio e solo questo: il titolo è “Investimenti”.
”Vorrei depositare il brillio del mare”.
“Depositarlo soltanto o investirlo?”
E continua in una conversazione surreale in cui il consulente finanziario effettua una ricognizione del profilo finanziario del cliente “con le scarpe nuove” che scricchiolano, segnalando rischi e opportunità dell’investimento. Lasciamo il finale al lettore.
Peccato non poterlo riascoltare con la musicalità, il suono, l’espressione dell’attrice.
Serata organizzata a cura del progetto Leggermente presso la Bibioteca civica Villa Amoretti il giorno 8 scorso.
Gianpaolo Nardi
gianpaolon@vicini.to.it
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