Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Vicini al Salone del Libro: due autori inaspettati

Può capitare al visitatore del Salone del libro di fare, a breve distanza l’uno dall’altro, incontri letterari che rivelano curiosi collegamenti tra temi e autori, fuori dalle intenzioni degli stessi organizzatori.
Giovedì 9 hanno presentato i loro due libri Kim Rossi Stuart e Pier Francesco Diliberto, in arte Pif, due presenze di valore del mondo del cinema, dalla bellezza maschia e intelligente. Entrambi attori e registi, non hanno paura di cimentarsi con temi che attengono alla profondità dell’io e anche alle loro fragilità.
Kim Rossi Stuart con “Le guarigioni”, (Ed. La Nave di Teseo) ha composto cinque “racconti per immagini”. Si tratta di vicende – in cui ciascuno dei protagonisti vuole operare una guarigione, dentro o fuori di sé – che affrontano temi cruciali legati alla vita e ai sentimenti dell’essere umano. Ogni narrazione segue un genere, ed è diversa anche da un punto di vista stilistico: racconto di formazione, psicologico, thriller, fantastico. Colpisce in particolare la comparsa del tema religioso: dalla psicologa atea che segue il marito in un pellegrinaggio a Medjugorie “entrando in uno sturm und drang spirituale” alla figura del prete che, in un futuro distopico in cui si è diffuso un virus che ha reso tutti buoni, di una bontà completa, “ipertrofica”, si interroga sull’assenza del male, inducendone la necessità. Storie individuali, che possono essere lette come una narrazione unitaria, in cui Rossi Stuart cerca di conciliare gli inevitabili spunti autobiografici con l’ambizione di essere “paradigmatico”. Ai lettori il compito di dire se il tentativo è riuscito.

Nel romanzo “…Che Dio perdona a tutti” (Ed. Feltrinelli) il protagonista Arturo (una sorta di alter-ego dell’autore) arriva ad interrogarsi sul tema della fede da vivere come religiosità autentica e sulla difficoltà della coerenza rispetto alle proprie scelte. Pif, agnostico consapevole che “essere cattolico è difficilissimo”, dopo aver incontrato Papa Francesco ha immaginato la vicenda di Arturo, credente solo di facciata, che per amore di Flora decide di essere un cattolico irreprensibile per tre settimane. Come andrà a finire?
Ai margini del discorso letterario, il regista palermitano regala amenità gustose e riflessioni sul presente, rispetto al quale si rivela un trascinante “partigiano del nuovo millennio”. Come quando constata polemicamente che, dall’attuale Ministro dell’Interno, San Francesco – giovane di buona famiglia, dalla parte degli oppressi, anticonformista – oggi sarebbe bollato come “radical chic”.

Invece, per quanto riguarda il romanzo, allo stesso modo del collega Rossi Stuart, anche Pif ha scelto l’analisi di un percorso interiore, legato a tematiche esistenziali. E, a conferma dello stretto legame tra cinema e letteratura, i due autori, ça va sans dire, stanno pensando all’adattamento cinematografico dei loro libri.

Anna Scotton
annas@vicini.to.it

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