Era la vigilia di martedì grasso: un lunedì sera piovoso che mostrava il Cinema Arlecchino di Torino vuoto e senza fila alle casse.
Certamente eravamo in anticipo di 30 minuti sull’ultimo spettacolo e scegliere tre posti in una sala completamente vuota crea sempre problemi. Io desideravo stare in alto al centro, mia figlia vicino allo schermo il più possibile, mia moglie in un posto dove non potesse sedersi davanti nessuno.
Avevamo tutto il tempo e quindi le prove ci hanno preso quasi dieci minuti e, alla fine ci siamo seduti. Nessun altro spostamento? Scherziamo? Man mano che la sala si riempiva moderatamente, mia moglie ha cambiato posto due volte (nella nostra fila) a seconda dell’altezza delle teste che si frapponevano fra lei e lo schermo. Trailer, pochissima pubblicità ed, infine il film: Saving Mr. Banks.
Mi aspettavo un film per bambini barra ragazzi, invece è un film per adulti: adulti che possono portare i bambini con sè, ma i bambini non potranno apprezzare appieno la drammaticità della pellicola.
La Disney ha prodotto un film dai toni poetici, ma che non ha come centro esclusivo la storia di Walt Disney o della produzione del bellissimo film di Mary Poppins: icona dell’immaginario per quelli della mia generazione, bambini negli anni 60′.
Già il titolo pone l’interrogativo: il salvataggio di Mr Banks, cioè del padre dei due piccoli protagonisti del film Mary Poppins. Infatti è proprio un momento di comprensione , buttato in faccia, dell’autrice del libro Mary Poppins al grande WD, ma è anche quello che aprirà la mente, ed il cuore, del grande Walt e gli consentirà di aprire un canale di comunicazione con Pamela e di avere i diritti cinematografici del libro.
Diritti dietro i quali è stato per più di 20 anni e saldamente in mano alla scrittrice Pamela Lyndon Travers che non vuole cederli e ha diritto di veto su tutto quanto già fatto dai collaboratori di Disney.
Ma questa è la meravigliosa cornice: il cuore della storia è il racconto della piccola Pamela Lyndon Travers nel suo rapporto col padre (Travers Robert Goff) direttore di banca in Autralia nel 1906). Uomo tenerissimo, ma tormentato da un demone interiore interpretato da Colin Farrell
Raccontare di più non è giusto: il film è da vedere e, se amate commuovervi, non perdetevelo.
Sceneggiatura ippeccabile e tutti bravi nei loro ruoli.
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