Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Discendenze imbarazzanti. Diritto di replica

…tutti meno uno. No. Non ci sto. Non tanto per l’articolo di Giulia, sottile ed acuto come le lamette da barba del bomber che sbuca dalla parete del bagno, elegante come merita la regalità dei protagonisti su citati. Ma per la rivolta che unisce tutti, ma proprio tutti contro il progetto cosiddetto Superlega; stampa, tifosi divanisti di tutta Europa, famiglie di quelle che quando gioca la Nazionale tirano fuori la bandiera dal cassetto e la birra gelata dal frigo. Capi di Stato. Tutti contro, tutti dietro la UEFA, nessuno si faccia prendere dal dubbio. La Champions non si tocca.

Capi di Stato: ma non è anomalo che dei Capi di Stato intervengano su un progetto di torneo calcistico promosso da Società quotate in Borsa? E non è ancor più singolare che la UEFA minacci i giocatori, che, se avessero aderito al progetto, non avrebbero potuto più giocare nelle rispettive nazionali?  Un ricatto. Come se il Presidente Biden decidesse chi deve giocare nel campionato americano NFL. Abbiamo reinventato i servi della gleba, gioca chi e dove decide la UEFA.

“Tutto per soldi”? E certo, soldi ne corrono e se ne sprecano tanti, ed il progetto pensato dai 12 grandi team sembra ben lontano dal risolvere i problemi delle Società, molti dei quali derivano da loro errori. Ma c’è da ricordare che i soldi veri, quelli dei diritti televisivi, vengono incamerati dalla UEFA, mentre i costi sono a carico delle Società: biglietti, steward, stadi, trasferte. Grane coi tifosi.

Pensare che il calcio sia democratico è un’illusione: tutti noi vorremmo che la squadra della nostra città, magari del nostro quartiere, potesse giocare contro il Paris Saint Germain o il Bayern, ma se vogliamo continuare a vedere il gesto atletico, la mezza rovesciata al volo di Benzemà, l’imbucata no look di Neymar o la scorribanda di Mbappè, l’orientamento è quello ipotizzata, magari malamente, dal progetto dei 12 “grandi team”, che avrebbe previsto molti più incontri all’anno di grande richiamo. Il che, oggi, non è dato affatto.

La UEFA ha già introdotto (19 aprile scorso) una modifica del regolamento della Champions. Dal 2024/25 ci sarà un unico campionato al quale parteciperanno tutte e 36 le squadre in gara. Con il nuovo format i club potranno affrontare un maggior numero di avversarie e i tifosi potranno vedere più scontri diretti tra club prestigiosi rispetto al passato. Chissà se la mossa dei dissidenti avrà sparigliato le carte in qualche modo.

Tornando ai problemi dei bilanci delle Società calcistiche. Qualcuno dovrà metterci mano. A cominciare dagli stipendi dei calciatori, ma prima ancora ponendo sotto la lente i procuratori, quei tre o quattro individui al mondo (nel senso di persone fisiche) che trattano i trasferimenti dei giocatori facendone crescere le quotazioni, e gonfiando ingaggi e stipendi. E le proprie interessenze. Io ti do i miei due difensori da 25 milioni, tu mi dai il tuo bomber da 50 milioni. Il Parco della Vittoria per Largo Augusto e Corso Traiano.

I bilanci delle Società poi, interessano tutti; interessa che non falliscano, come invece qualcuno suggerisce, perché altrimenti qualcun altro, oltre alle Società, ci rimette; e magari è bene che siano in utile e ci paghino un po’ di tasse. Il che conviene a tutti, Capi di Stato e cittadini tifosi divanisti.

Quanto alle dinastie, da Torinesi non possiamo dimenticare che Torino per 80 e più anni ha vissuto di FIAT. “Vissuto di”, come l’espressione che usava la maestra, vivere di agricoltura, vivere di pesca. Viveva di Fiat anche il fornaio che vendeva il pane alla moglie dell’operaio Fiat, il muratore che gli ristrutturava casa, il negoziante che gli vendeva il frigo e la TV.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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