Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

38° TFF: Nota n° 2

In questi giorni, e fino alla fine del Torino Film Festival, Piazza Castello ospita la copia in grandezza naturale della stella posta in cima alla Mole Antonelliana: simbolo cittadino, del Museo del Cinema e del Torino Film Festival. In metallo e ad opera di Claudio De Maria e dei volontari del Museo Ferroviario Piemontese, è stata realizzata nella stessa Officina Ponte Mosca di Fossano dove venne forgiata nel 1960 la stella che sormonta la Mole. L‘installazione con le sue 12 punte  orientate in ogni direzione sembra guardare al cinema di tutto il mondo in questi giorni in rassegna a Torino e che ci racconta un “altrove”, di realtà sfaccettate e tutte da scoprire.

Casa de Antiguidades (**) di João Paulo Miranda Maria mostra l’anziano protagonista, Cristóvão, lavorare in una moderna fabbrica di latticini: in quel luogo asettico l’uomo sente di perdere i contatti con lo spirito tradizionale della sua gente, allegoria di un Paese in cui il  governo Bolsonaro, sta attuando – a detta del regista –  lo spegnimento della cultura e della memoria popolare.

In Sin Señas Particulares (****), la cineasta Fernanda Valades con grande efficacia narrativa affronta il tema della scomparsa dei migranti in Messico, ispirandosi al fatto di cronaca di tredici ragazzi rapiti da un autobus con il quale intendevano raggiungere gli Stati Uniti. Un film politico e sulla memoria, in cui il paesaggio naturale diventa il teatro dove si compie una violenza terribile, specchio in cui  la protagonista alla ricerca del figlio dovrà guardarsi.

Moving On (***), o lo svuotamento di senso dell’idea di famiglia nell’opera prima della regista coreana  Yoon Dan-bi. Byung-kie, senza lavoro e divorziato, si trasferisce con i due figli a casa del padre  per risparmiare sull’affitto. Mijeong, l’altra figlia del patriarca, si aggiunge al gruppo che nel corso di un’estate mette in scena la disgregazione dei legami  tra i membri della famiglia, uniti tra loro solo nel rito centrale e ripetuto del consumo del cibo.

Botox (***), di Kaveh Mazaher, è un noir che presenta in chiave tragicomica le contraddizioni della società iraniana, fortemente patriarcale ma con aperture verso la modernità. In un incidente domestico muore il fratello di due donne, di cui una è affetta da autismo: la gestione delle conseguenze dell’evento e quella  disabilità mentale possono essere letti come la metafora dell’impossibilità delle donne di quel Paese di muoversi ancora liberamente.

Eyimofe / This is my desire (****), di Arie Esiri e Chuko Esiri. A Lagos, nella povertà della Nigeria contemporanea, un elettricista e una parrucchiera  accomunati da un destino avverso, maturano il desiderio di fuga verso un futuro migliore: lui, Mofe, in Spagna, e lei, Rosa, in Italia. I fratelli registi Arie e Chuko Esiri sottolineano la scelta, anche politica, di narrare la realtà da cui provengono girando il film in pellicola 16 millimetri, per recuperare una sorta di neorealismo visivo.

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

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