Eppure era cominciata bene, la gestione della Juve da parte della Presidenza di Andrea Agnelli. Dal 2010 in avanti i conti erano migliorati costantemente. Dai -48 milioni del bilancio 2011-2012, al ritorno all’utile del 2014-2015 ai + 42 milioni del 2016-2017. In questi 12 anni è stato completato il nuovo stadio (il Delle Alpi, dichiarava il sindaco dell’epoca, era diventato insostenibile per i costi di manutenzione e di affitto, circa 1 miliardo di lire al mese). Una moderna struttura di proprietà, al pari di quelle dei maggiori club del mondo, poi la Continassa con il J Village. Nel 2015 la Juventus vinceva persino un premio come “campione del fair play finanziario”, la norma voluta dall’UEFA per dare un minimo di ordine ai bilanci delle società calcistiche.
Ora apprendiamo di una perdita di 254 milioni, mentre la Procura di Torino ha chiuso l’inchiesta sulle plusvalenze sospette degli ultimi anni e la contestata “manovra stipendi” con 16 indagati, tra cui lo stesso presidente bianconero e i principali dirigenti.
Forse, sosteneva il commentatore della partita dei mondiali che ha dato in diretta su RAI 1 la notizia delle dimissioni del CDA, la causa è quell’improvviso colpo di fulmine che ha colto Agnelli ed i sostenitori juventini per quella mezza rovesciata al volo da un’altezza di due metri e trenta che aveva lasciato senza fiato, attoniti, sia tifosi che tiepidi spettatori. Forse non tutti erano coscienti che la Società, con Ronaldo, non aveva comprato un calciatore ma un’azienda. Quante quote di quelle magliette da 120 euro che compravano i ragazzini rimanevano nel bilancio dell’Azienda CR7, rispetto a quelle che andavano alla Juventus?
Da cittadini osservatori sorge la curiosità: come faranno i giudici, o i loro consulenti, a stabilire l’entità del valore finanziario dei calciatori? Viene da dire che un atleta nel pieno della forma fisica può essere quotato anche 100 milioni, uno con un ginocchio massacrato non vale nulla neppure per Ballando con le stelle.
Forse, da cittadini, dovremmo scrostarci di dosso la juventinità delusa o la fede granata astiosa, e, da un lato accettare l’idea che, come per tante imprese, le chiusure durante la pandemia non hanno certo contribuito al risanamento delle finanze; dall’altro sperare che questa inchiesta faccia chiarezza e si concluda rapidamente in modo che una Società italiana, quotata in borsa, che ha dei dipendenti (non solo calciatori), che se realizza degli utili ci paga delle tasse, ritorni a dare lustro alla nostra città.
Proprio all’Allianz stadium, Andrea Agnelli ha ospitato, il 27 scorso, 2 giorni prima delle dimissioni, una tavola rotonda dal titolo “Le seconde squadre in Italia e in Europa, modello per il futuro?”. Il confronto, a cui partecipavano il Presidente FIGC Gravina ed il Presidente della Lega Pro Ghirelli, verteva sul progetto creato quattro anni fa per la formazione dei giovani calciatori futuri professionisti, in cui la Juventus è una delle protagoniste su scala europea, ed ha già avuto alcune soddisfazioni con i talenti under 23 Miretti e Fagioli. Speriamo che sia questa la strada per il calcio italiano per evitare di dover attingere ai ricchi ed esosi club esteri per disporre di team competitivi.
Gianpaolo Nardi
gianpaolon@vicini.to.it
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