Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

L’accesso regionale alle terapie innovative

R. Piemonte: Reumatologia, diabetologia e Intelligenza artificiale (2)

Le patologie reumatologiche sono oltre 150 e rappresentano la condizione cronica più diffusa in Italia e sono patologie ad altissimo impatto sociale. Possono insorgere a qualunque età e costituiscono, infatti, la prima causa di assenza dal lavoro e la seconda per invalidità, oltre che avere un grave impatto anche in ambito sociale (se pensiamo per esempio alle donne in età fertile).

Anche questo tema è stato affrontato nel corso dell’evento torinese “L’accesso regionale alle terapie innovatove. L’esempio della Regione Piemonte”, organizzato da Motore Sanità il 29 scorso.

Se si considerano le malattie reumatiche nel loro complesso, si parla di costi da capogiro: 20 miliardi di euro che se ne vanno ogni anno fra terapie e ore di lavoro perse. In Piemonte sono circa 400mila i malati reumatici (di cui circa 60.000 pazienti con artrite reumatoide), ma esiste un sommerso di diagnosi mancate dovuto ad un ritardo della valutazione reumatologica pari ad un 20-30%.

A fronte dell’innovazione terapeutica e tecnologica, “una rete reumatologica efficiente e capillare”, sostiene Simone Parisi, Delegato Regionale SIR – Società Italiana di Reumatologia di Piemonte e Valle d’Aosta – è un presupposto fondamentale per favorire una diagnosi precoce e una terapia mirata, personalizzata sul paziente”.

A tale proposito, la proposta che arriva dalla Reumatologia piemontese è integrare strumenti di monitoraggio per quanto riguarda le patologie reumatiche e le terapie all’intelligenza artificiale. “Questo permetterebbe di creare dei modelli predittivi capaci di individuare popolazioni più a rischio, una ottimizzazione del trattamento terapeutico, un efficientamento del percorso diagnostico terapeutico del paziente e una corretta ed obiettiva valutazione sul lungo periodo dei costi diretti e indiretti” conclude il Dottor Simone Parisi.

 Innovazione vuol dire personalizzazione delle cure, inserire nel percorso del paziente tutti gli attori che ne fanno parte e ascoltare la voce dei pazienti, ne è convinta Silvia Tonolo, Presidente ANMAR-Associazione Nazionale Malati Reumatici onlus.Considerare la voce del paziente vuol dire anche delineare le linee regionali e portarle avanti insieme, perché altrimenti non troveremo mai un percorso ideale che possa portare alla sostenibilità economica del servizio sanitario, da una parte, e ad un percorso ad hoc per il paziente reumatologico, dall’altra”.

 C’è anche un aspetto che riguarda la somministrazione dei farmaci:. Per quanto riguarda la gestione del farmaco innovativo”, sostiene Raffaele Paone, Presidente A.A.P.R.A. Associazione Ammalati Pazienti Reumatici Autoimmuni Ets Odv. “attualmente viene concesso al paziente attraverso le farmacie ospedaliere in autosomministrazione, il più delle volte però il paziente non aderente alla terapia e per motivazioni differenti non si somministra il farmaco e questo significa sprechi per le casse del sistema sanitario regionale”.

In aumento anche i casi di diabete, obesità e sovrappeso nella popolazione; una reale criticità che si somma ad un’altra, l’insufficienza di specialisti e di personale dedicato, mettendo così in discussione la gestione dell’assistenza ai pazienti.

 Il diabete e l’obesità sono tra le più comuni malattie croniche non trasmissibili, rappresentando condizioni patologiche complesse e una sfida globale per i sistemi sanitari. La gestione di queste condizioni coinvolge molteplici professionisti e in futuro impegnerà risorse sempre più rilevanti per garantire l’accesso alle cure migliori e all’innovazione, nel rispetto dei principi di equità e uguaglianza” spiegano Marco Gallo, Componente del Consiglio Direttivo Nazionale AMD –Associazione Medici Diabetologi (AMD) e Alessandra Clerico, Presidente AMD Piemonte/Valle D’Aosta. “Negli ultimi anni sono stati compiuti progressi senza precedenti nella cura delle più comuni patologie del metabolismo e nella prevenzione delle loro complicanze, ma la vasta diffusione sociale di tali condizioni richiede una responsabile allocazione e gestione delle risorse, economiche e professionali. Il dialogo e la collaborazione tra le Società scientifiche e le istituzioni hanno consentito un sensibile miglioramento nell’accesso equo alle cure di questa importante quota di popolazione”.

Ma le criticità ci sono e riguardano anche i professionisti. “Per poter garantire un’adeguata presa in carico del paziente affetto da diabete sarebbero necessari sul territorio nazionale circa 4.000 specialisti (rispetto ai 2.000 attuali), e l’attività degli specialisti dovrebbe sempre essere integrata in un team multiprofessionale che comprenda infermieri formati e dedicati, dietisti, psicologi e podologi” sottolinea Marco Gallo. “Molte di queste figure sono carenti o assenti nella vasta maggioranza dei centri di Diabetologia”.

Il Piemonte è una regione caratterizzata dalla presenza di una Rete Endocrino-Diabetologica che permette la presa in carico del paziente con modalità omogenee su tutto il territorio regionale: restano ancora criticità da superare.

A livello piemontese si fatica a mantenere l’organico previsto di endocrinologi/diabetologi e di infermieri in diverse ASL/ASO, con importanti difficoltà nel colmare i posti vacanti malgrado i concorsi banditi, e conseguenti ricadute in termini assistenziali” aggiunge la dottoressa Alessandra Clerico. “Il recente aumento dei posti nelle Scuole di Specializzazione in Endocrinologia lascia sperare che nei prossimi anni la situazione possa migliorare”.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore Sanità, relativi al biennio 2020-2021, la prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5%, pari a circa 3,5 milioni di persone, e si stima che circa un milione di persone abbia un diabete misconosciuto. La prevalenza varia significativamente con un gradiente Nord-Sud e per classi di età.

In Italia, l’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) riguarda il 46% degli adulti e il 26% dei minori: una vasta quota della popolazione è pertanto a rischio di sviluppare diabete e complicanze cardiovascolari. In Piemonte il numero di soggetti diabetici è stimabile attorno a 300.000, con una prevalenza del 7%. Ogni anno vengono poste circa 25.000 nuove diagnosi di diabete. I minori affetti da diabete mellito tipo 1 in Piemonte sono più di 1.000. Un’altra piccola quota di minori, stimabile in qualche decina di individui, è invece affetta da diabete tipo 2 o da altre forme genetiche di diabete (“diabete monogenico”).

 

Considerazioni conclusive: “Insomma, come Regione Piemonte non siamo messi male, anzi” conclude Claudio Zanon Direttore Scientifico Motore Sanità. Si tratta di fare della programmazione; casa serve, cosa costa e chi paga. Abbiamo nuove tecnologie per essere “chemiofree” in tanti casi. Mettere in campo tutte le opportunità offerte dalla biologia molecolare

“Il Covid ci ha insegnato che possiamo lavorare più veloci se si eliminano alcune barriere burocratiche. Semplificazione. Ridurre i costi ma anche i livelli di transazione che non portano valore aggiunto” (si veda il caso farmaci ad alto costo su cui si discute molto ma che in realtà sono destinati a una ridotta platea di pazienti ). Ma la Regione deve proseguire ad abbattere il monte prenotazioni.

Per Rossana Boldi è importante creare sinergie di sistema. Assicurare l’interconnettività delle piattaforme, e l’accesso ai dati: spesso chi non vuole condividerli si nasconde dietro la “foglia di fico” della privacy.

C’è  un parametro che circolava nell’ambiente già decine di anni fa a proposito dell’invecchiamento della popolazione: la probabilità di ricovero di un anziano si misura col contenuto del suo frigorifero: se c’è acqua fresca, frutta, cibi sani, vuol dire che l’anziano ha attorno chi già lo cura.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

 

www.motoresanita.it

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