Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Fondazioni bancarie, derivati edeviazioni. Come si arriva al “Monte dei Fiaschi”

MPS insegnaIn questi ultimi anni la finanza ci ha perseguitato con una serie di termini di cui non conoscevamo neppure l’esistenza: tutto è iniziato con il tormentone dello spread; da qualche giorno imperversa il caso Monte Paschi, dal quale siamo costretti ad apprendere qualche altro concetto che, all’improvviso, ci tocca da vicino.

Lo spread, che, ricordiamo, non è un tasso (di interesse) ma la differenza (fra due tassi di interesse), non c’entra più. Anche se potrebbe essere influenzato, e tanto, dalle vicende MPS.

Dunque, Fondazioni…

Le Banche devono svolgere una funzione pubblica: sono un po’ come le ferrovie o l’ENEL. Per questo sono state fino a pochi anni fa enti di diritto pubblico, con dei precisi limiti di capacità operativa: ad esempio, ma non solo questo, il divieto di emissione di derivati.

A partire dagli anni 80 c’è stata da parte dei Governi di tutto il mondo (magari sospinti dalle Banche) un impulso a richiedere per le Banche una maggiore libertà di operare sui mercati. Nel ’90 viene approvata una legge che separa i compiti “pubblici” dagli interessi (legittimi) privati: le Banche diventano aziende che operano sui mercati, hanno fini di lucro e rispondono agli azionisti. I compiti, diciamo semplificando, di pubblica utilità vengono così affidati alle Fondazioni bancarie.

Le Fondazioni, quindi, sono un’entità (una persona giuridica) mista pubblico-privata e senza fini di lucro, con lo scopo di perseguire valori collettivi e di utilità generale.

Le Banche hanno invece intrapreso a tutto vapore la strada della finanza globale: fra l’altro, a partire dall’Amministrazione Clinton (così ha ricordato Tremonti a Servizio Pubblico), hanno avuto la possibilità di operare su derivati. E via con le banche che fanno le assicurazioni ma poco la banca, assicurazioni che fanno le banche e le Poste che fanno tanto la Banca e poco le Poste.

… e derivati

I derivati sono strumenti finanziari. Il termine strumenti dovrebbe far riflettere: mai mettere strumenti pericolosi nelle mani di sprovveduti o malintenzionati. Ci torneremo.

Strumenti però indispensabili: i primi derivati sono stati i “Futures”. Poniamo che un imprenditore agricolo Ucraino (esempio scolastico è il contadino ed il mugnaio) voglia vendere il suo grano ad un’ Azienda dall’altra parte del mondo. Le due parti si accordano su un prezzo “futuro” cioè quello del momento del raccolto. Fanno una sorta di scommessa, ma ad entrambi conviene che il prezzo non ecceda certi limiti.

Nei futures, poi, si attiva anche una forma di compensazione che tiene conto del prezzo finale.

In altri “prodotti”, come si è soliti chiamarli, la scommessa può essere molto pronunciata: si scommette sugli indici di Borsa, sul prezzo di questo o quel bene. E una delle due parti può perdere molto.

In questi prodotti  è facile nascondere, sotto la veste di una copertura del rischio, titoli svalutati: è il caso dei cosiddetti “subprime” che hanno scatenato la crisi finanziaria partita dall’America: la perdita di valore degli immobili (valore aumentato artificiosamente da immobiliaristi e banche) è stata nascosta da prodotti “derivati”, titoli costituiti da un pacchetto di altri titoli, tra cui quelli immobiliari fortemente svalutati.

Chi acquista questi derivati con titoli chiamati “tossici”, facendosi attrarre da alti rendimenti,  si trova a scadenza a ritirare un valore molto inferiore a quello nominale.

Difficile in questo momento dire cosa sia successo al “Monte dei Fiaschi” (la definizione è di Fiorello).

La critica alle Fondazioni bancarie ha sempre puntato il dito sull’intreccio che si è creato tra lobby di politici, ex politici e faccendieri.

Quello di oggi è un esempio macroscopico ed illuminante: sembra emergere una concatenazione di responsabilità. Luigi Zingales su l’ Espresso (che dedica un ampio servizio al “giallo” ) cita il motto di MPS che oggi sembra diventare ad un tempo emblematico ed ironico: “Una storia italiana dal 1472”. Già, siamo in Italia.

Tra gli interpreti ci sono un “mariuolo” di turno, gli organi locali del PD (Regione, Provincia, Comune), la Banca d’Italia, che dovrebbe esercitare il controllo del sistema bancario ed era a conoscenza di irregolarità dal 2010. E via via i Ministeri del Tesoro, cui spetta il compito di vigilare sulle Fondazioni. Il Governo Monti che ha concesso aiuti senza pretendere azioni di risanamento.

Nella trama del giallo compare persino Berlusconi, lui, che da premier non voleva criticarla perché “un’istituzione a cui vuole bene”: lo aveva sostenuto nelle sue imprese immobiliari.*

Adesso, tardivamente, si sta cercando di fare pulizia.

Noi possiamo solo sperare che si faccia un’inchiesta, condotta da organizzazioni e persone fuori dalla trama: che emergano le responsabilità individuali (per quelle collettive non vedo spiragli) ma si faccia in modo che non si ripetano questi eventi: a Siena come altrove (le Fondazioni bancarie ci sono in tutta Italia).

 *Da l’ Espresso del 7 febbraio 2013

Gianpaolo

gianpaolon@vicini.to.it