“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

Acqua bene comune, non merce

Il quesito è: per la gestione dell’acqua, a noi cittadini utenti, conviene di più una SpA o un’azienda pubblica ( in termini corretti: azienda di diritto pubblico).

E’ questo il tema dell’incontro tenuto presso Cascina Roccafranca martedì 8 ottobre scorso a cura del Gruppo Tra le Righe.

Per cominciare, cosa succede all’estero? Facciamo un po’ di benchmarking.

Negli USA, il Paese dell’iniziativa privata, l’acqua è pubblica. In Europa, là dove il servizio è in parte in mano ai privati, si tenta di riacquistare quote di partecipazione in mano ai privati: così Parigi, Berlino e persino Napoli

 SMAT attualmente è una SpA, le quote si possono comprare e vendere. la “missione” è il profitto. E profitti la SMAT ne fa eccome: solo che gli utili vengono devoluti agli azionisti, in questo caso il Comune e le Banche comproprietarie, mentre attivi di bilancio per gli investimenti non ne rimangono. Per sciogliere il nodo, la bolletta si incrementa di una voce destinata a questo scopo, “oneri finanziari”. Gli utili rimangono agli azionisti, le perdite vanno in capo agli utenti.

Una variante della formula magica, privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite che abbiamo conosciuto con varie Aziende, già dall’epoca di Alitalia.

(Non diverso è il tentativo di vendere GTT ai privati: lì l’interesse degli acquirenti sta nella gallina dalle uova d’oro che sono i parcheggi a pagamento).

Eppure 27 milioni di cittadini 2 anni fa hanno votato a favore dell’acqua pubblica.

L’associazione acqua pubblica Torino propone un’azione che definisce “obbedienza civile” (rovesciando il termine ma con lo stesso concetto espresso da alcuni intellettuali americani dell’ottocento): autoridursi la bolletta proprio ( e soltanto) dell’importo definito come oneri finanziari, contro i quali esiste il pronunciamento popolare. Acqua pubblica

 Ma, si obietta, come fare fronte all’antica piaga delle lottizzazioni dei servizi pubblici da parte della Politica? Un’idea: inserire nel CdA 1 cittadino estratto a sorte, per esempio attingendo alle liste dei giudici popolari. Liste di cittadini sicuramente disinteressati e di provata moralità.

Il compito e facoltà della nomina è del Sindaco: se non se la sente di effettuarla…

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it