È uscita una interessante intervista sul WEB che uccide la classe media da parte di un pioniere del web stesso: Jaron Lanier.
L’intervista è vecchia di alcuni anni e “riclicata ora” dalla nostra stampa mainstream, ma l’articolo è ghiotto ed è ricco di citazioni che portano tutte alla stessa conclusione: il web farà sparire la classe media perché questa contribuisce al valore dei contenuti e dei dati del web, ma il suo contributo non è valorizzato economicamente.
La conclusione è che spariranno piccolo commercio, professioni, trasportatori e tanto altro.
Questa visione del web è supportata da due visioni mitiche: la prima che il web non costi, la seconda è che sia esclusivamente il “luogo della libertà”.
Due visioni che hanno avuto il loro imprinting nella fase pionieristica del web e che non aveva messo in conto l’altro grande mito, quello “del Grande Fratello” che focalizzava la sua attenzione su un uso politico della tecnologia diffusa. Invece il “POTERE” è fatto di tecnologia, economia di scala, massa critica dell’informazione.
E queste tre dimensioni stanno nella politica, nella finanza, nelle multinazionali ed in tutte le cose che le persone fanno.
Ma alla fine non esistono “la tecnologia”, la finanza, l’economia, la politica, l’economia di scala ….il web.
Non esistono come entità a sé stanti, ma sono la conseguenza delle scelte fatte da persone vere, lì dove vivono ogni giorno.
Sono le relazioni umane: fisiche, cioè affettive, intellettive, corporali a generare scelte sull’economia, sulla tecnologia.
Ma le relazioni umane si hanno per uno scopo: il potere oppure la felicità dell’altro.
Sì la felicità dell’altro, perché senza il dono gratuito la felicità è per se stessi e quindi la scelta è l’altra: il potere.
Il web è come un terreno fertile di relazioni che vanno in queste due direzioni: potere e felicità nell’accezione detta.
L’averlo lasciato in mano a chi vuole il primo tipo di relazioni è qualcosa che sfugge al controllo dei più. Avere gratis tutti i servizi che da google o facebook o altri ci fa parlare solo tramite chat o educa i bimbi al tablet a tavola con due genitori che “ciattano” al telefono. Le piattaforme tecnologiche danno nuovi servizi, la parte di sharing economy che produce guadagni per le proprie piattaforme ha solo trovato un modo per fare massa critica degli utenti, complice la crisi mondiale che era prevista già negli anni ’30 da economisti statunitensi e che sarà sempre più ravvicinata e ricorrente.
Nulla è gratis, qui da noi, e quello che è gratis è un dono di un altro che non chiede nulla in cambio.
Tutto il resto è scambio e da tempo immemorabile lo scambio non è alla pari, ma uno dei due un po’ ci guadagna.
L’appetito delle multinazionali del web ha solo dilatato con la tecnologia quel pochino da ognuno di noi, moltiplicato milioni di volte, usando il nostro desiderio di relazionarci con gli altri (tanti altri) ed il nostro desiderio di volare in mondo nel quale tutto sembra possibile.
Ma tutte le relazioni senza l’incrociarsi fisico dello sguardo ci fa dimenticare chi siamo: uomini e donne, non dati.
franco
direttore@vicini.to.it
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