Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

“Anciove ch’a bogio”: festa e memoria

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L’acciuga, cibo povero che ha contribuito al sostentamento di molti paesi della Valle Maira in Provincia di Cuneo tra la fine dell ‘800 e i primi del ‘900 , è stata la protagonista dell’evento tenutosi la mattina del 25 ottobre in Piazza Castello nell’ambito delle manifestazioni di Agorà a Torino – progetto di “Expo Milano 2015 nutrire il pianeta, energia per la vita”, in collaborazione con Città di Torino e Compagnia di San Paolo.

Video, musica,balli, poesia e testimonianze dirette di acciugai hanno animato la performance organizzata dal giornale online Vicini e dall’ Associazione Piemonte Cultura, che ha attirato molte persone di passaggio nella piazza, anche stranieri e turisti di altre città d’ Italia.

Molti torinesi, oltre a conoscere il giornale Vicini e l’ Associazione Piemonte Cultura hanno così appreso la storia dell’acciuga che, proveniente dalla Liguria attraverso le vie del sale, è approdata in valle Macra, in particolare a Celle di Macra , dove c’è attualmente una sezione dedicata all’acciuga all’interno del Museo degli antichi mestieri itineranti( Museo Seles).

Dapprima usata come espediente per contrabbandare barili di sale che stava sotto lo strato superficiale di acciughe in modo da non dover pagare dazi appunto “ salati”, l’acciuga divenne poi mezzo attraverso il quale i giovani del paese potevano, durante la pausa invernale dal lavoro dei campi, racimolare qualche soldo da mandare alle famiglie, povere e numerose.

In che modo ? Vi domanderete.

Una volta che un abitante del paese ebbe fatto fortuna trasferendosi in pianura e smerciando le acciughe mandò a chiamare i ragazzi di famiglie di cui si fidava, fornì loro un carretto con un barile di acciughe e li mandò alla ventura, di casa in casa, a vendere la merce.

Il ragazzo ritornava poi dal suo “ padroncino” col ricavato della vendita e poteva avere in cambio un altro barile di acciughe e trattenere un piccolo guadagno e così, di barile in barile, poteva pian pian racimolare i soldi necessari a mettere in piedi un’attività propria.

Ma d’estate i lavori al paesello richiamavano i giovani, cosicchè fare l’ “acciugaio” era un lavoro stagionale, fino a quando lo Stato non impose di prendere la residenza là dove si svolgeva l’attività, allo scopo di poterla tassare.

Così ben presto i giovani trasferirono in pianurea anche il resto della famiglia, mogli, figli, genitori anziani e così i paesi di montagna si spopolarono.

Con l’avvento dell’industria e della vendita su larga scala il mestiere di “ acciugaio” a poco a poco scomparve.

Questa storia, già avvincente di per sé, è stata narrata al pubblico presente attraverso un video girato appunto al museo di Seles a cura di Vicini, e un testo in rima che lo ha accompagnato, ma soprattutto attraverso le testimonianze di acciugai e figli di acciugai, intervistati nel video o addirittura presenti alla manifestazione. Il tutto intercalato da brani di musica occitana a cura di musicisti dell’ Associazione Piemonte Cultura, che hanno suonato “ courente” e musiche della nostra tradizione popolare occitana e piemontese.

Numerosi gli spettatori presenti che si sono alternati nel corso della mattinata in quanto la performance è stata ripetuta più volte e ancora più numerose le persone che si sono avvicinate, hanno chiesto informazioni sull’attività, sul giornale Vicini e sull’ Associazione Piemonte Cultura, pur non potendo trattenersi perchè di passaggio durante la visita a musei o attrattive turistiche della città.

La lettura del testo è stata resa gradevole dall’interpretazione di un’attrice della compagnia teatrale dei “ Saltapasti” che ha valorizzato con la sua dizione perfetta parole semplici eleggere ma ma efficaci nel narrare la storia dell’acciuga.

Possiamo aggiungere una curiosità per le persone interessate a questo tema : Celle di Macra e altri paesi limitrofi hanno fornito gli acciugai che migravano in pianura, ma l’acciuga come cibo non è mai arrivata in quei paesi: poichè era un cibo salato richiedeva tanto pane e i campi di montagna non troppo fertili non producevano farina a sufficienza.

La manifestazione comprendeva anche un’attività per i bambini : la composizione di una piramide alimentare su cui si dovevano applicare delle tesserine raffiguranti i principali cibi che mangiamo ogni giorno, naturalmente nell’ordine di quantità in cui vanno consumati.IMG_0492

Molto bravi i bambini partecipanti al gioco,che si sono divertiti e hano ricevuto in premio la spilletta del giornale Vicini.

Il tutto si è concluso con le parole del sindaco di Celle di Macra, Antonio Garino, che gentilmente ha portato in esposizione alcuni manufatti del museo, come la “ stadere” per pesare le acciughe e alcuni esemplari di “ barili” in cui venivano vendute.

Molto interessanti anche le testimonianze dirette di alcuni “ acciugai” in pensione scesi a condividere questa giornata con noi da Celle di Macra e la lettura di una poesia sull’acciuga composta da uno di loro.

La manifestazione è stata caratterizzata da un’atmosfera di festa a cui ha contribuito molto la musica dal vivo che si diffondeva per tutta la piazza e attirava le persone a conoscere un mondo legato a un mestiere ormai scomparso e a un cibo ormai poco diffuso, ma che tanto ha contribuito a sostenere l’economia delle valli del Cuneese per un certo periodo di tempo.

Auspichiamo che altri eventi del genere recuperino altri cibi, o racconti o mestieri della tradizione e aspettiamo eventuali proposte.

Per chi volesse approfondire ecco una piccola bilbliografia:

  1. D. Crestani “Anciuìe e caviè ‘d Val Mairio, Cuneo 1992
  2. P. Ghio “Gent Perdùo” Cuneo 2015
  3. N. Orenco (narrativa) “Il salto dell’acciuga”, Torino 1997
  4. P. Raina “La mia valle aveva un’anima”, Borgo San Dalmazzo 1982
  5. P. Raina “I Reis Chanten Encaro”, Borgo San Dalmazzo 1997
  6. P. Raina “le caresso del temp”, Borgo San Dalmazzo 2013
  7. L. Rangoni “Le vie dell’Acciuga”, Torino 2001
  8. G. Roveda” Anciuè , Anciuèèè”, Busca
  9. M. Vigliero Lami, “l’aòice delle meraviglie”, Venezia, 1998

Ed infine il traier del video presentato
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Franca Guiot

francag@vicini.to.it

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