Concluso a Palazzo Civico il convegno “Il contributo dell’area cattolico-democratica alla lotta di Liberazione”, organizzato dall’Associazione Consiglieri Emeriti del Comune di Torino.
L’incontro, realizzato nel quadro delle iniziative per il 70° anniversario della Liberazione, è stato introdotto dal vicepresidente dell’Associazione, Piero Aceto, quindi aperto dagli interventi di saluto del sindaco Piero Fassino e del presidente del Consiglio comunale, Giovanni Porcino.
Fassino ha tra l’altro voluto sottolineare come a Torino e in Piemonte il carattere unitario e al tempo stesso plurale della Resistenza sia stato particolarmente accentuato, ponendo le basi per un rapporto profondo, umano e politico, tra le persone che vi avevano militato. Un rapporto mai venuto meno anche nell’aspra dialettica seguita alla rottura tra le forze politiche antifasciste nel 1947-48. Il presidente Porcino ha invece ricordato “le storie di eroica cristianità” scritte da chi ha sacrificato la propria vita per le generazioni future, rievocando anche l’importante ruolo svolto dal clero, soprattutto nelle campagne, nell’allargare il sostegno popolare alla Resistenza.
Il presidente dell’Associazione Consiglieri Emeriti Giancarlo Quagliotti ha poi rievocato l’attività antifascista del Partito Popolare sino al suo scioglimento da parte del regime, proseguita poi nel contributo dato dai suoi uomini migliori alla Resistenza.
La relazione del professor Walter Crivellin, docente all’Università di Torino, ha evidenziato come la Resistenza abbia incluso realtà, prospettive e protagonisti diversi, con una lotta armata alla quale si affiancò un’ampia “Resistenza morale”, espressasi ad esempio nell’aiuto offerto ad ebrei e prigionieri alleati in fuga o nel rifiuto degli internati militari di aderire alla RSI mussoliniana.
Vi fu un modo peculiare dei cattolici di partecipare alla Resistenza, legato al considerare moralmente giusto opporsi alla dittatura, all’illegittimità del governo fascista di Salò, un rigore morale che tuttavia rifuggiva dall’odio. Il contributo alla Resistenza fu per il mondo cattolico anche un momento di crescita democratica, sfociato poi nel suo ruolo al momento dell’elaborazione della Carta costituzionale, nel dopoguerra. Gianfranco Morgando, della Fondazione Carlo Donat-Cattin, ha da parte sua ripercorso i momenti dell’opposizione politica svolta dal Partito Popolare, su stimolo di don Sturzo e poi di Alcide De Gasperi, al regime fascista appena instaurato. Alla Resistenza, ha sottolineato Morgando, presero parte molti giovani cattolici formatisi in osmosi con i vecchi quadri del PPI, formalmente sciolto d’autorità nel 1926: scelte come la guerra e l’alleanza con Hitler furono tra i fattori che portarono al distacco delle masse cattoliche dal regime.
I lavori sono poi proseguiti con la testimonianza di Maria Maddalena Brunero sull’esperienza, da lei vissuta in prima persona, dei Gruppi di Difesa della Donna. Un organismo unitario, che comprendeva attiviste di tutti i partiti del CLN, che nel solo Piemonte arrivò ad organizzare- in clandestinità – 30.000 donne, impegnate nell’assistenza ai partigiani, ai prigionieri politici e alle loro famiglie.
L’ex ministro Guido Bodrato ha poi svolto una relazione sul tema della continuità dell’l’impegno politico cattolico dalla Resistenza all’elaborazione della Costituzione repubblicana. Un legame stretto, incarnato dai tanti esponenti della lotta di Liberazione che si ritrovarono sui banchi dell’Assemblea costituente. Significativo fu il fatto che si arrivò a varare unitariamente la Carta costituzionale nonostante la spaccatura avvenuta nel 1947.
La Costituzione, figlia della Resistenza, ha finora retto alle verifiche della Storia nei suoi punti fondamentali, ha concluso il relatore.
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