Nei giorni scorsi è stata approvata dal Governo l’applicazione che verrà utilizzata nei nostri smartphones per il tracciamento dei casi di possibile diffusione inconsapevole del virus.
Dell’importanza del tracciamento si era accennato nel precedente articolo in tema di Covid-19
Due sono i metodi utilizzabili: attraverso la geolocalizzazione, che abbiamo quasi tutti impostata sui nostri smartphones ed è quello utilizzato in Corea del Sud, o con un dispositivo di prossimità, come il Bluetooth.
Senza addentrarci in dettagli tecnici, la tecnologia Bluetooth permette di trasferire dati tra due dispositivi vicini (telefono e autoradio, telefono ed auricolare). Il bluetooth, per funzionare, richiede che i due dispositivi si “vedano” e si autorizzino a vicenda. L’aggancio avviene in base ad un codice identificativo e la rilevazione è automatica e continua.
In pratica, funziona così: scaricata l’applicazione, tutte le volte che incontro qualcuno (che ha l’applicazione) i due dispositivi registrano l’avvenuto contatto attraverso una serie di codici anonimi. Se ad un controllo (tampone, test, diagnosi medica) risultassi positivo il mio ospedale invierà una notifica alle persone che ho incontrato.
Si è detto codici anonimi: non ci sarà nessuna associazione all’identità delle persone. In pratica, l’ospedale (o chi per esso) avrà a disposizione solo quei codici, e questi verranno trasmessi.
Si è scelta questa soluzione perché molto meno “invasiva” dal punto di vista della privacy., nel senso che non c’è localizzazione del contatto (in caso contrario sarebbe bastato usare come base i dati in possesso dei gestori telefonici) né comunicazione alle autorità.
Al momento non si conoscono le specifiche, né quali ulteriori passaggi occorrerà seguire prima dell’autorizzazione all’utilizzo.Quindi, molte sono le ipotesi e molte i quesiti da approfondire.
Basterà un contatto istantaneo o occorrerà che il contatto abbia una certa permanenza? Come verrà inviata la notifica? A quanto dovrà risalire il periodo precedente al contatto, che so 48 ore, una settimana? Per quanto tempo verranno conservati i dati?
Anche la privacy è un tema molto controverso. E’ possibile che si tratti di una violazione della riservatezza?
Il professor Gustavo Zagrebelsky, riferendosi agli aspetti costituzionali in gioco, si è espresso favorevolmente a provvedimenti che abbiano come obiettivo la salute, purché siano temporanei e commisurati allo scopo. (L’Espresso n 16, 12 aprile).
Ma c’è il problema del trattamento dei dati da parte della Società che dovrà gestirli.
Questo aspetto è ora preso in considerazione COPASIR ( Comitato per la Sicurezza Nazionale) che intende indagare sull’assetto societario della Società titolare del progetto. Questa ha affermato che intende cedere “licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua” il codice sorgente e tutte le componenti applicative del sistema. Ma è noto che, al momento, di questa Società i figli di Berlusconi, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, possiedono una piccola quota.
Ultimo e non piccolo passo, con ogni probabilità servirà un passaggio in Parlamento.
Funzionerà? E’ stato valutato che solo se almeno il 60% della popolazione aderisse, i risultati potrebbero avere rilevanza ed efficacia.
Per raggiungere questo risultato, si dovrebbe renderne l’adozione obbligatoria, il che contrasterebbe, questo sì, con i principi relativi ai diritti costituzionali. Si sta pensando allora a incentivi (quali?) e disincentivi, come limitare gli spostamenti per chi rifiuti. O, per gli anziani, meno abituati all’uso dello smartphone, ad un braccialetto. Il che evoca scenari inquietanti.
Insomma, a ben guardare sembra che siamo ancora lontani dall’operatività. E se questa dovesse tardare, è possibile che i nuovi casi di positività sarebbero marginali, rendendo inutile uno sforzo di questa portata.
Gianpaolo Nardi
gianpaolon@vicini.to.it
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