Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Perfect days, di Wim Wenders

Wim Wenders e Tokio: una storia d’amore che inizia nel 1985, quando il regista tedesco si reca in Giappone a girare Tokio- ga, il riuscito  documentario su Ozu Yasujiro, a venti anni dalla morte, e sulla capitale nipponica, luogo sospeso tra il passato della propria tradizione e lo sguardo a un futuro nel segno dell’innovazione e della tecnologia.

Il legame con quella città  non si è mai sciolto, e l’idea di Perfect days scaturisce  dalla notizia di qualche tempo fa della realizzazione – per le Olimpiadi, poi posticipate – di nuovi bagni pubblici cittadini  da parte  di  prestigiose firme dell’architettura internazionale. Wenders è tornato a Tokio e ha immaginato una vicenda  con protagonista  un cinquantenne addetto alla pulizia delle toilette collocate all’interno di alcune aree verdi. Hirayama vive una routine perfetta, scandita dai tempi quotidiani di lavoro e ricreativi: lasciati secchio e spugne,  si bea del contatto con la natura, coltivato nella cura domestica delle piante o nella contemplazione  della luce del sole che filtra dalle  chiome degli alberi. Inoltre ha hobby ostinatamente ”analogici”,  legge libri cartacei, realizza fotografie con un’Olympus compatta e rullini che porta a sviluppare, ascolta musicassette, che hanno consentito al settantottenne Wenders di mettere insieme una  colonna sonora strepitosa: Lou Reed su tutti, suo amico personale, a cui si deve anche il titolo del film, e poi Rolling Stones, Patti Smith, Nina Simone, Otis Redding.

Il protagonista trae dallo svolgimento minuzioso della propria mansione lavorativa appagamento e  realizzazione di sé autentici, in quanto sente di operare a vantaggio del bene comune, con spirito di solidarietà e gentilezza. Si tratta di  valori universali in cui fa bene riconoscersi  e che danno ragione del premio assegnato a Cannes 2023 dalla Giuria ecumenica, mentre, per la convincente prova d’attore,  Kōji Yakusho si è  aggiudicato il premio come  miglior protagonista maschile.

Anche per quest’ultimo lavoro Wenders  ha puntato a catturare “lo spirito del tempo” di un  Paese che – a suo parere – ha recuperato, dopo l’esperienza  del  Covid “ un rafforzato e gioioso senso del vivere insieme”:  l’operazione, anche grazie alla collaborazione con  lo scrittore e produttore Takuma Takasaki, è riuscita a tal punto che il film è stato selezionato  a rappresentare il Giappone per l’ Oscar 2024 al miglior film straniero.

Con:  Koji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada

Nelle sale torinesi

Voto: 8/10

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

 

 

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