Cosa vuol dire, arrivati al termine della vita, tirare le somme e andare a cercare negli affetti lontani le radici delle proprie scelte, molto spesso infelici?
Cerca di raccontarcelo Domenico Starnone nel suo ultimo libro “Il vecchio al mare”, e lo fa con l’aria un po’ scanzonata di chi non ha più nulla da perdere.
Nicola è vecchio, ha vissuto leggermente e ha amato casualmente, al declinare della vita cerca il traducibile mai trovato per chiarirsi a sé stesso. Lo cerca nella figura materna ormai assai lontana, nella bellezza della giovane commessa che indossa per lui abiti intessuti di ricordi e odori. E’ nella boutique di lei che tra l’apparire e lo scomparire di stoffe, fantasie, fogge attuali, la memoria fa ricomparire la madre sarta, perduta presto e mai veramente compresa nella sua sfuggente allegria.
Da lui teneramente evocata torna proprio in questo ultimo periodo della sua vita, forse per delineare definitivamente il suo mai risolto rapporto con le donne.
Non c’è più tempo per rimediare e forse neanche per capire, il vecchio scrittore usa lo strumento che gli è stato più congeniale per tutta la vita, l’unico ancora facile da usare per il suo corpo affaticato: la parola.
Seduto su una seggiolina da spiaggia, in una cittadina sonnolenta in cui sembra non succedere mai nulla, contempla le dune, gli amori che si intrecciano, i bambini che credono alla magia e li racconta su un quadernetto sabbioso. Come il goffo papà del bambino scova tesori persi con il suo metal detector, forse Nicola rintraccerà, tra le parole scritte, la trama della sua vita che sta finendo.
Struggente.
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
Domenico Starnone
Il vecchio al mare
Einaudi 2024
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