La mostra attualmente in corso ai Musei Reali su Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) oltre che a essere ricchissima dal punto di vista delle opere esposte, (più di 100 opere sue e di artisti coevi, provenienti da più di 30 importanti musei e collezioni – tra cui il Prado e il Monastero dell’Escorial ), è un’ottima occasione per la comprensione del significato del mestiere di pittore durante il Seicento: le sfide della professione, i sistemi di produzione, l’organizzazione delle botteghe, le dinamiche del mercato e delle committenze, i soggetti e i temi più richiesti.
Infatti grazie a una strutturata bottega e alla ricchissima documentazione lasciata, alla rete di mentori e intermediari, ai rapporti con tanti e diversi committenti – richiesto come fu da borghesi, nobili, pontefici e prelati, ma anche dalle più prestigiose corti europee – diventa l’exemplum perfetto della vita, dell’iter creativo e del mestiere di ogni pittore.
Dall’importante nucleo delle Collezioni Sabaude a molti altri raffinati e monumentali capolavori dell’artista, una mostra ampissima che, tra le novità, per la prima volta dopo 400 anni, riunifica anche il ciclo di dipinti commissionati a Bologna da Alessandro Ludovisi, futuro papa Gregorio XV.
L’esposizione intende ripercorrere l’attività e l’arte di Guercino dalla sua formazione alla piena maturità, e si sviluppa in dieci sezioni tematiche.
Si parte dalla presentazione dell’artista che ci appare, circa quarantenne, e con gli strumenti del mestiere, nel raro Autoritratto della Schoeppler Collection di Londra che ben introduce al percorso: un’opera intima e privata che proprio per questo non risulta nel suo famoso “Libro dei conti”, ma che testimonia il carattere di un uomo fiero e semplice ad un tempo. La fase della formazione è debitrice, come per tutti i pittori, dello studio di opere di grandi maestri e dell’incontro con personalità che incidono nella maturazione di un artista.
Prima di affrontare il tema della bottega e delle sue dinamiche, la mostra ricorda le fasi dell’affermazione del pittore e la geografia delle committenze, che sempre nella carriera di un artista rivestono un ruolo centrale.
La bottega diretta da Guercino, frutto del connubio tra i Barbieri e i Gennari – prima a Cento e dal 1642 a Bologna – era organizzatissima, con ruoli e metodi esemplari del sistema del tempo. Il fratello di Guercino , Paolo Antonio Barbieri, ad esempio era specializzato nei dipinti con soggetti “di ferma”, come evidenziano la Natura morta con bottiglia, frutta e ortaggi di collezione privata e la Natura morta con paramenti vescovili e argenti dalla Pinacoteca di Cento; così all’interno di un’opera gli elementi naturali erano spesso già predisposti e Guercino interveniva aggiungendo all’ultimo le figure. Le logiche del mercato non gli erano estranee e il “listino prezzi” variava in base alla tipologia delle figure, alle dimensioni della tela e all’uso dei preziosi pigmenti.
Le ultime tre sezioni della mostra sono dedicate ad alcuni dei temi e dei soggetti più aderenti alla realtà del tempo o di particolare successo e dunque maggiormente indagati dal pittore e dalla bottega. E’ il caso delle novità scientifiche legate al rivoluzionario pensiero galileiano, che accendono l’interesse di committenti, intellettuali e artisti compreso l’artista stesso il quale su richiesta dei Medici dipinge il famoso Atlante che regge il globo (Museo Bardini di Firenze) e con sguardo disincantato disegna invece il Mago Brumio, testimonianza delle credenze popolari ancora diffuse.
In un periodo di grande attenzione e di rinnovati studi sull’opera e la figura del Guercino e all’indomani della riapertura della Pinacoteca Civica di Cento, questa ricchissima esposizione rappresenta un evento spettacolare e di grande originalità.
Musei Reali
Sale Chiablese – Piazzetta Reale Torino
23 marzo – 28 luglio 2024
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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