Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Una mobilità sostenibile: le piste ciclabili

Nella nostra città, nel giro di qualche anno, siamo passati dalla cultura dell’automobile, derivata dalla vocazione industriale della FIAT Mirafiori, a qualcosa di completamente diverso.

La scoperta delle due ruote, nata per motivi di mobilità nel caotico traffico cittadino, ha avuto un notevole impulso dal fatto che la verde Torino, con i  suoi 160 km di piste riservate, di cui 40 comprese nelle sole aree dei parchi urbani, è diventata una delle città più ciclabili e, quindi, più ecologiche d’Italia. Numerose rastrelliere per la sosta dei mezzi a due ruote sono distribuite nei punti strategici del capoluogo, mentre il puntuale servizio di noleggio bici rende la rete perfettamente fruibile anche dai turisti, che possono così visitare la città in chiave sostenibile.20101030175651certallo-bici-a-Torino

Non è quindi solo un fatto privato, ma lo sviluppo del servizio di Bike Sharing nella nostra città ha incrementato in modo esponenziale l’utilizzo di questa forma di mobilità.

Pensato per gli spostamenti brevi, il bike sharing rappresenta la forma di spostamento urbano più conveniente perché si risparmiano tempo e denaro, si guadagna in salute e si rispetta l’ambiente.

Grazie alla tessera elettronica, i torinesi potranno usare la bicicletta tutti i giorni evitando il traffico ed i problemi di parcheggio. Alla fine del 2013 le stazioni installate arriveranno ad essere 184.

Ma come è stata adattata la viabilità a questa nuova forma di mobilità? Ci sono luci ed ombre, e le esigenze della amministrazione devono purtroppo fare anche i conti con le risorse disponibili.

Il lavoro dell’assessore alla viabilità è stato sicuramente facilitato dal fatto che Torino è la città dei vialoni, dei corsi alberati, e della disposizione delle aree verdi a macchia di leopardo facilmente collegabili tra loro. http://www.piste-ciclabili.com/comune-torino

Le problematiche che si riscontrano dagli utenti delle ciclabili, comunque, sono prevalentemente dovute alle difficoltà nel superare gli incroci tra i grandi corsi, corso Francia, corso Peschiera, corso Sebastopoli per fare degli esempi. Le piste ciclabili in questi casi si interrompono in corrispondenza dell’incrocio, lasciando ai ciclisti solo la possibilità di inserirsi nel traffico automobilistico per poi rientrare sulla pista superato l’incrocio, cosa molto complicata e pericolosa in alcuni tratti.pista_ciclabile_via_bertola

Ci sarebbe un secondo problema, ma qui si tratta semplicemente di costume e di educazione: molte persone, che amano passeggiare, oramai considerano le ciclabili cittadine molto più attraenti dei classici marciapiedi. Vuoi perchè le ciclabili in molti casi sono ombreggiate, vuoi per abitudine, sono molto frequenti le discussioni animate tra i ciclisti che le percorrono e gli “abusivi” che vi passeggiano. Come dicevo, è solo una questione di educazione e di rispetto della segnaletica. Ma tant’è, siamo in Italia dove le regole sono fatte per essere ignorate e calpestate. I cani ed i loro padroni sono il problema più pericoloso da quando tutti utilizzano i famigerati guinzagli allungabili, che mettono in serio pericolo i ciclisti ed i poveri animali che rischiano l’investimento. Il colore rosso che in molti casi  distingue le ciclabili dal resto dell’arredo urbano forse non è sufficiente, come del resto l’ evidente segnaletica.

Da questo si deduce che la cultura della ciclabile in Italia ha ancora strada da percorrere, sebbene tanto sia stato fatto, anche in altre città, come Milano e Firenze. La riconversione delle vecchie ferrovie dismesse in ciclabili, come avviene in Liguria, sono ottimi esempi. Lodevole anche il lavoro che l’amministrazione capitolina sta facendo per Roma, dove il caos del traffico ha pochi altri esempi nello stivale.

In un prossimo articolo vedremo se la consolidata cultura della bicicletta come mezzo di trasporto urbano in altri Paesi d’Europa sia confrontabile con i piccoli passi che l’Italia sta facendo in direzione della sostenibilità ambientale.

Angelo Tacconi

loris@vicini.to.it