Mamma mia, che ansia! Entro il 2029, che sembra lontano ma è già lì che preme, sapremo se Torino sarà la capitale europea della cultura 2033. E diciamocelo, i Paesi Bassi, nostri diretti competitori, non ce la possono fare. Già solo a confrontare l’Edam con la fontina d’Aosta, o il tulipano col tartufo o lo zoccolo di legno con la schicchissima SUPERGA cotu classic… Dai, non c’è storia!
E se succede come di norma succede, che è lunedì e in un amen è già arrivato sabato, sti dodici anni voleranno e ci troveremo con la città trasformata senza sapere come è successo. D’un tratto gli orari dei musei diventeranno sensati e comodi per i visitatori, i mezzi pubblici ci saranno e passeranno sovente, i grattacieli saranno terminati e svetteranno ambedue verso il terso cielo cittadino ormai scevro da polveri sottili.
Ma questi sono solo alcuni dei benefici che la nomina ci porterà. Perchè, giacchè una delle finalità dovrebbe riguardare la natura europeistica e turistica del luogo, sarà tutto un fiorire di cartelli in lingue straniere e tutti gli addetti al turismo si rivolgeranno in perfetta lingua madre dell’ospite senza fare neanche un plissè.
Poi, siccome una delle voci recita: “Valorizzare l’immagine delle città agli occhi dei loro stessi abitanti”, prepariamoci a stupirci. I servizi anagrafici funzioneranno anche senza bestemmie, i muri delle case manterranno i loro colori originali e non mostreranno neanche una firmetta qua e là, le giostrine dei parchi per bambini smetteranno di sembrare reperti di Hiroshima e noi torinesi ci accorgeremo finalmente di vivere nella più bella città del mondo.
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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