Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Parmiggiani alla Gam

Si è inaugurata alla Videoteca GAM, e resterà aperta fino al 6 febbraio 2022, la mostra dedicata all’artista Claudio Parmiggiani (Luzzara, 1943).

L’esposizione, poche opere di grande significato,  presenta Delocazione,  video realizzato da Parmiggiani a Firenze nel 1974, insieme ad altri due lavori fondamentali nella sua poetica: la stampa fotografica su tavola Delocazione 2 del 1970, e Autoritratto del 1979, una silhouette d’ombra riportata su tela.

Il video di Parmiggiani è unico all’interno della sua produzione e frutto dell’intraprendenza di Maria Gloria Bicocchi che a Firenze in quegli anni mise in piedi degli studi per la registrazione di video per gli artisti delle avanguardie internazionali.

Parmiggiani realizza  Delocazione nel 1974. Più di dieci anni dopo, nel 1985, dichiara: Ho fatto un unico video che tra l’altro non ho mai visto (…) era un’immagine fissa per quindici minuti, tra l’altro un’immagine assente, l’ombra di un’immagine. La sagoma scura di una sedia è il primo elemento a emergere, girata verso la parete retrostante, disposta di fronte a una Delocazione, alla traccia di polvere e fuliggine che si è creata intorno a un dipinto rimosso dalla parete. Impronta dell’assenza di qualcosa che non c’è più e che diventa un rettangolo di contemplazione. Innumerevoli sedie apparivano davanti all’obbiettivo nei video di quegli anni, ma immancabilmente qualcuno, sovente l’artista stesso, entrava nell’inquadratura dopo pochi secondi per accomodarvisi e rivolgersi allo spettatore in un simulato scambio di sguardi.

Il “gesto rivoluzionario” del video di Parmiggiani sta nel fatto che a essere svanito non è dunque soltanto il quadro, ma anche l’osservatore. L’artista descrive il video come un “equivalente del silenzio”, anche se nell’opera il ‘silenzio’ si dà, paradossalmente, attraverso il suono delle note di Bach, l’allegro del Concerto n.1 per clavicembalo in Do minore.  Secondo l’artista Bach è il compositore di una musica perfetta dove “non c’è niente di meno e niente di più di quello che deve esserci”, ma soprattutto in lui riconosce un maestro: Il miglior insegnamento in pittura l’ho avuto dalla musica di Bach e da ragazzo durante le notti lungo i canali stellati della valle del Po, dove l’acqua lenta alimentava il fuoco assoluto. Se non fosse per quei suoni il filmato apparirebbe null’altro che una fotografia proiettata, ma il Concerto per clavicembalo ci ricorda il flusso del tempo, così sospeso nell’eternità dell’immagine da sembrare fermo.

La riflessione di Parmiggiani sul fatto che l’arte nasce e si dà nella dimensione dell’assenza, emerge anche nella selezione di libri realizzati tra il 1968 e il 1977: libri nei quali la pagina bianca non è fatta per la riproduzione o la documentazione del lavoro, ma è innanzitutto spazio di manifestazione della sua proposta artistica e, quindi, primo luogo dell’assenza.

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*