Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Grande Meraviglia di Viola Ardone

Ancora una volta Viola Ardone ci parla con la voce  dei bambini, o meglio di una bambina Elba . Elba vive una vita particolare, perché è nata e cresciuta dentro un manicomio, che lei chiama mezzomondo, là dove è stata rinchiusa la sua mamma , la Mutti, come la chiama lei.

Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivono insieme, in quel posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre scompare e a lei non è rimane che crescere, compilando il suo Diario dei malanni di mente, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce.

Per Elba il mondo finisce dentro le mura del Manicomio, ma non è un posto per lei triste, anzi è pieno di personaggi che lei analizza ed a cui fa la sua diagnosi, scrivendola sul Diario dei malanni; è lei che aiuta Colavolpe, lo psichiatra con le sue annotazioni a curare questi malati, o almeno questo Elba crede. Ci sono poi Lampadina, che si occupa degli elettroshock, l’infermiera Gillette, per via dei suoi  baffi, ed il cane Nana, che popolano il piccolo mondo di Elba. Il mezzomondo. Ma soprattutto c’è la Mutti, che Elba adora.

Soprattutto  le donne venivano rinchiuse da chi ne aveva la potestà, che era un uomo, il padre, il marito, il fratello. Quando non c’era ancora il divorzio, qualcuno diceva che il manicomio potesse essere una soluzione abbastanza pratica per un matrimonio in cui la moglie non si voleva più.

Elba compila nel corso degli anni un diario in cui inventa anche delle nuove parole, attribuisce sia a medici sia ai malati nomi di fantasia, ripete le filastrocche e i giochi linguistici insegnatele dalla madre che l’aiutano a sostenere questa situazione. Fino a quando non incontra un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, che si prende cura di lei e trova una fiammella di luce anche all’interno di un luogo oscuro come il manicomio. Intanto è stata approvata da poco la legge Basaglia (nel ’78) e Meraviglia riesce a portare Elba a casa con sé, come un’altra figlia e forse l’unica figlia che lui veramente sceglie nella sua vita.

Ogni tanto compare questo  giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, che arriva e sovverte l’ordine costituito in manicomio, e fa cose di solito proibite, come portare fuori i suoi pazienti. Sono i primi anni dopo la legge Basaglia, che prevede la chiusura dei manicomi ed altre modalità per curare i malati psichiatrici, ma fa ancora fatica ad affermarsi una nuova mentalità.

Finchè un giorno Colavolpe non torna più, e neanche la Mutti si vede più, ma resta il dott. Meraviglia, che ha  con Elba un rapporto d’affetto speciale, tanto che porterà Elba a vivere a casa sua come figlia acquisita,

Meraviglia è un personaggio volutamente contraddittorio. È uno che si spende con tutte le sue energie per un ideale, da realizzare ogni giorno con il principio di equità e giustizia, salvando queste «matte» che gli sono state affidate come medico. Però non è un santo, non è solamente un eroe, è uno che poi magari, invece, non riesce a darsi agli affetti più prossimi. È visto come uno psichiatra geniale e generoso dal mondo, ma come un pessimo padre dai suoi figli. E’ stato così per tanti uomini, soprattutto di quella generazione, che erano impegnatissimi fuori casa, forse troppo impegnati per potersi anche occupare di instaurare una quotidianità e una vera comprensione coi propri cari.

Il rapporto tra Fausto ed Elba ,un padre e una figlia putativi che insieme provano una strada verso la libertà, non sarà tutto rose e fiori e per la ragazza soprattutto non sarà facile vivere nella realtà senza filtri e muri a protezione. Dovrà scoprire da sola la meraviglia della vita.

Fausto invece, ormai anziano, farà un bilancio della sua vita, dei suoi successi e delle sue sconfitte, capirà in parte i suoi errori con i figli ed anche con Elba, che lo hanno portato ad una vecchiaia solitaria e a vivere una vita che improvvisamente gli sembra senza scopo.

 

Maria Cristina Bozzo

cristinab@vicini.to.it

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