Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Invernale

di Dario Voltolini

Ci sono delle scritture che incidono nella carne come bisturi.

E’ il caso di quella di Dario Voltolini nel suo, straordinario, “Invernale”.

Sarebbe facile accostare il riferimento chirurgico allo spiazzante inizio della storia, laddove si descrivono in modo quasi drammatico i passaggi ai quali il macellaio esperto sottopone il cadavere dell’animale da sezionare. Visione realistica di un mercato cittadino di cui molti di noi hanno immagini vividissime e percezioni sensoriali quasi tangibili.

Ma non non sono quelli e in quelle carni gli affondi più dolorosi del romanzo.

Man mano che la storia si rivela per quello che è, un’esperienza penosa vissuta in prima persona, sentiamo quel bisturi affondare nel nostro individuale e restarci ben piantato, a ricordarci il dolore incancrenito delle perdite.

Il padre dell’autore, macellaio, sarà vittima di un incidente sul lavoro cui seguirà un’infezione subdola, vedrà aggravarsi le sue condizioni quasi impercettibilmente all’inizio, fino alla diagnosi spietata che si cercherà di contrastare con il ricorso a luminari esteri e a cure avveniristiche.

Ciò nonostante attraverserà con dignità affranta il suo percorso di malattia accettandone i costi  fisici ed emotivi con pacato coraggio.

Ma sarà il figlio scrittore a vivisezionare il cammino paterno con parole che non lasciano scampo, seguendo passo passo il sopravvenire dei primi cedimenti, il ricorso a inevitabili e significativi silenzi.

Ricorrerà a struggenti metafore calcistiche (sport amatissimo dal padre) per descrivere le difficoltà di chi non mira più ad ad andare in porta, ma si accontenterebbe di un bel gioco di rimando.

La storia ha per noi il valore aggiunto di dipanarsi tra le vie di una città conosciuta: percorrere strade familiari ci fa sentire più vicino lo strazio che le attraversa?

Il racconto di un dolore così forte e del suo inevitabile epilogo non ci troverà mai pronti, ma è la sapienza della scrittura dell’autore che, in questo caso, ci avvicina in modo così “chirurgico”, appunto, al nostro privatissimo senso della fine.

Candidato al premio Strega 2024, meriterebbe.

Invernale
Dario Voltolini
La Nave di Teseo 2024

Giulia Torri

giuliat@vicini.to.it

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