Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Nella città invisibile

Gianmarco Parodi e i luoghi di Italo Calvino

Nel centenario dalla nascita di Italo Calvino sembrava doveroso un tributo da parte dei Gruppi di lettura di “Leggermente”, il progetto di promozione della lettura organizzato da Fondazione Cascina RoccafrancaBiblioteca civica Villa Amoretti e Libreria Gulliver e che ora coinvolge vari quartieri della città.

Ci ha pensato il “Gruppo Fermata Pozzo Strada”, che ha sede presso la Biblioteca civica Luigi Carluccio “a mille passi” dall’omonima fermata della Metro, coordinato da Alessia Zavatti Gazzillo.  E lo ha fatto incontrando, il 23 scorso presso la Biblioteca stessa, Gianmarco Parodi, autore di “Nella città invisibile. Viaggio immaginario nei luoghi calviniani”.

Un libro che nasce dal vivere la città che ha dato origine ai racconti di Calvino, nel ripercorrere con lui quei luoghi. Parodi ammette il suo imbarazzo nell’associare il proprio nome ad un autore così importante. Ha vissuto la propria infanzia ed adolescenza a Sanremo, in fondo una piccola città a dispetto dell’internazionalismo e del clamore attorno al Festival e ha ritrovato, nel tempo, il porto, le stesse piazze, ville, sentieri. Nel tempo, perché, argomenta Parodi, non si dovrebbe leggere Calvino da giovani; la capacità di apprezzarlo sopravviene più avanti. Quando ne parla, Parodi suggerisce ai suoi allievi (una provocazione; come dire, non fatelo a casa vostra): “La scuola, se ve la fanno odiare, beh, odiatela, così da adulti avrete l’opportunità di apprezzare qualcosa che prima non avevate potuto”.

Parodi rivela un legame così profondo con Calvino da sentirsi in sintonia con lui al solo aprire una sua pagina. E’ ossessionato dal romanzo “Il barone rampante”. Non riesce a finire di leggerlo. Chiede se qualcuno del pubblico lo abbia fatto. Un lettore alza la mano, ma, confessa, è arrivato a pagina 140. Parodi è a pagina 160. Ma sospetta che non lo finirà mai.

Fra le attività del nostro autore, c’è l’organizzazione di trekking letterari nei luoghi descritti: si tratta di andare alla ricerca di qualcosa che ci attrae muovendo dagli stimoli offerti dalle letture. Può anche essere il piacere di una sosta sfiziosa e allora troveremo sul nostro percorso la rinomata pasticceria, ma proseguendo ci si infilerà in un sentiero fiancheggiato dai muri a secco, quei capolavori dell’edilizia ligure che hanno fatto di una terra difficile un prezioso contributo al sostentamento per quelle comunità.  I muri a secco però, conclude Parodi, hanno bisogno di sentire le mani di chi quei luoghi vive; se no si lasciano andare, e nessuno saprà recuperarli.

L’atmosfera è sfiorata da quella nostalgia che non afferisce tanto agli affetti quanto ai luoghi, i luoghi della propria infanzia. Quello che chiama liguritudine. Alessia, che ha condotto con le domande dal Gruppo, non è da meno: “io soffro di Sabaudade”. Adottiamo subito entrambi i neologismi, anche perché nè i Liguri, nè i Sabaudi sono noti per il sentimentalismo.

C’è chi chiede una mappa dei luoghi esplorati nei racconti. No, non è possibile, sono città invisibili.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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