Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Scuola e lavoro

Difficile prendere posizione su quanto successo a Torino durante cortei e manifestazioni studentesche dei giorni e settimane scorse. “La rabbia delle scuole non si arresta”. “È il nostro febbraio caldo”. «Gli studenti oggi sono a lutto, pagherete caro, pagherete tutto». «Chiediamo sicurezza, ci date repressione, governo Draghi servo del padrone». Lanci di uova contro le forze dell’ordine. Dalla lettura dei giornali emergono slogan che portano a reminiscenze sessantottine, per chi c’è passato.

Il tragico (Fatale? Colpevole?) incidente, in cui uno studente durante una sessione di Alternanza Scuola Lavoro ha perso la vita, è un evento di gravità inconcepibile e ci si aspetta che la dinamica venga analizzata in tutti gli aspetti.

C’è il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, non nuovo. Indagini sono in corso sulle responsabilità, e lo stesso ministro Andrea Orlando annuncia un tavolo per garantire standard elevati di sicurezza nei luoghi di lavoro che ospitano anche gli studenti. Annuncio che crea qualche perplessità: finora gli standard non erano adeguati?

C’è il tema delle violenze durante le proteste. Certo, da ponderatamente condannare, ma le manganellate somministrate agli studenti non sono una soluzione. Ulteriore occasione per ricordare che il potere conferito di usare la violenza impone forte responsabilità nell’impiegarla. Non sono certo gli studenti medi i nemici dello Stato.

«Di scuola e di lavoro non si può morire».

Non si muore, di scuola. Certo, se si utilizzano gli studenti come lavoratori, rischi ce ne sono.

Quello su cui possiamo testimoniare qui, con tutta umiltà, è il ruolo dell’Alternanza Scuola Lavoro (acronimo ASL, purtroppo di per sé non bene augurante), riportata in vita come un incubo dalle scelte del Ministero per l’esame di maturità.

Nel nostro giornale abbiamo ospitato per tre diversi anni scolastici piccoli gruppi di studenti. Avevano aderito spontaneamente al programma offerto loro; a seguito del quale erano stati inseriti nel gruppo di redazione. Hanno scritto con noi (conoscenze di grammatica e sintassi dati per scontati) hanno realizzato interviste, hanno sperimentato sul campo le peculiarità di un giornale on line e come operare sul sito. Come difendersi dalle “fake news”, per quanto possibile. Per i ragazzi l’impegno non è stato banale, considerando che ad inizio anno scolastico venivano sballottati da un insegnante all’altro e a fine anno i loro pensieri erano focalizzati su ben altro.

Non tutto è stato un successo, tuttavia uno degli studenti si è inserito stabilmente nella redazione, nel frattempo si è laureato ed ha fatto un corso di giornalismo, nell’ottica di farne una professione.

I problemi ed i limiti dell’Alternanza scuola lavoro non stanno nel modello ma nell’uso che se ne fa: gli studenti non sono lavoratori (il concetto di “tirocinio” appartiene al mondo del lavoro, non alla scuola, e lo “stage” può essere uno strumento, non lo scopo); ci sono scelte da ponderare, da parte degli studenti o delle istituzioni scolastiche, circa le aziende ospitanti; c’è forse superficialità nella selezione dei tutor, ruolo fondamentale con compiti espliciti.

E tuttavia con chi è sceso in piazza non solo per ricordare un coetaneo morto in circostanze assurde, ma anche per bocciare rumorosamente l’idea all’origine del concetto stesso di alternanza scuola-lavoro, non dobbiamo rischiare di essere compiacenti. Il mondo del lavoro è il loro futuro.

Ah, ora l’ASL si chiama PCTO, Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento. Così capiamo meglio.

 

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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