“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

“Fronte Sud” di Ennio Tomaselli per Leggermente

Appuntamento con Ennio Tomaselli per il progetto Leggermente

Per il Progetto Leggermente, sezione “incontri con gli autori”, il 21 aprile scorso è stato ospite di Cascina Roccafranca Ennio Tomaselli, al suo terzo romanzo, “Fronte Sud”. Ennio Tomaselli, è stato giudice e pubblico ministero a Torino, lavorando in particolare in ambito minorile. Collabora con riviste del settore, occupandosi di questioni giuridiche e casi di cronaca. Ha pubblicato il saggio Giustizia e ingiustizia minorile. Tra profonde certezze e ragionevoli dubbi (Franco Angeli, 2015), ed i romanzi Messa alla prova (Manni, 2018), Un anno strano (Manni, 2020).

Questo suo terzo lavoro si sviluppa su due versanti, come introduce Giulia Torri della redazione di Vicini. Inizia con un’aggressione in quella che sembra una rapina in villa. Vittime il magistrato Malavoglia e la moglie. Seguendo una sua pista, nella diffidenza ed ostilità dei colleghi, Malavoglia viene in contatto con un personaggio che nell’ambiente, diciamo, del disagio giovanile viene chiamato “il professore”. Un Etiope che sta cercando di rintracciare un gruppo di giovani fatti entrare in Italia allo scopo di creare una comunità nel Sud e si erano dispersi in varie località della Penisola. A Malavoglia questo incontro fa venire in mente alcune lettere scritte dal padre quando aveva partecipato, con entusiasmo, alla cosiddetta Campagna di Abissinia.  Si apre quindi un altro versante, la pagina buia dell’aggressione fascista all’Etiopia nel 1935-36. Un’aggressione che si macchiò anche di fatti di estrema gravità quale il massacro di civili (parecchie migliaia di persone) compiuto ad Addis Abeba subito dopo l’attentato al viceré Rodolfo Graziani. Il tutto senza che in Italia vi sia mai stata un’adeguata presa di coscienza al riguardo. Le due vicende, spiega l’autore, rappresentano, nell’intreccio fra stretta attualità e passato, fra sensi di colpa e  bisogno di riparazione.

La scelta di “Fronte Sud” fatta dai due gruppi di lettura organizzatori, “Fra le Righe” e “Scintille di lettura” è tuttavia basata non solo sul racconto, ma proprio su questa esperienza di vita dell’autore e sulla attualità dei temi trattati, il disagio sociale (fino alla criminalità) giovanile e l’immigrazione che così spesso riguarda dei minori.

D. Quali doti particolari deve avere un magistrato per occuparsi di minori?

C’è una particolare sensibilità nelle parole di Tomaselli sui temi della criminalità giovanile “La complessità dei casi è tale che devi conoscere le situazioni nella loro peculiarità. I ragazzi del penale sono tra i 14 e 18 anni. Italiani, stranieri. La procedura minorile offre strumenti per intervenire. Nella narrativa del romanzo, il magistrato protagonista insegue quelle situazioni nel loro sviluppo, senza dare nulla per scontato. Perché spesso nel caso dei giovani i giochi sono ancora aperti. A vent’anni può essere già troppo tardi. Ci sono più episodi, magari condanne. Esiste, per i minorenni, lo strumento della messa alla prova. Se ti trovi di fronte ad un ragazzo con cui riesci ad aprire un dialogo, in tante situazioni riesci a rimediare. Se si interpretano le leggi, la Costituzione nel modo corretto le cose non sono così disastrose”. Solo se c’è la necessità ci sono le misure cautelari (carcere, inserimento in comunità). Ma c’è anche la magistratura di sorveglianza perché il carcerato non venga abbandonato al suo destino.

D. Nella realtà, da cui ha tratto ispirazione, esistono dei magistrati così empatici e, a contraltare, un potere burocratico così rigido da sembrare a tratti ottuso? 

Secondo Tomaselli c’è un modo di eseguire il proprio compito cercando di non penalizzare un soggetto oltre misura, oltre le sue colpe. Cita, a titolo di esempio concreto, il caso di un provvedimento di allontanamento per un genitore dal figlio:

“Certe scelte sono difficili. In un certo senso ci si guarda negli occhi con il genitore e si cerca di metterlo di fronte alle sue responsabilità: vero, ci sono dei tempi della giustizia che vanno rispettati. Ma se, ad esempio, disponi un allontanamento cerchi di farlo nel modo “giusto”, corretto. Se sbagli rischi di incidere su dei legami che poi sarà difficile recuperare. L’empatia consiste nel giocare tutte le carte che hai in mano e di essere credibile. Se la persona accusata esce dal processo senza essere distrutta, lacerata, conta. Il processo finisce, ma non deve finire la vita”.  Il magistrato non deve lasciare l’impressione di un meccanismo che, volontariamente o no, che la persona la stritola. E, nell’interesse del ragazzo, prima di tutto, rapportarsi con reciproca correttezza.

D. Qual è l’impatto sull’illegalità dovuto all’immigrazione?

“Il problema nasce a fine anni 80. Per un ragazzo italiano riesci a ricostruire la sua storia, per gli stranieri si fanno indagini ma è tutto più complicato. Non un impatto devastante: il primo impatto è quando sei di turno e ti telefonano, anche di notte (per lo più di notte) quale che sia la realtà la affronti. In procura c’era un magistrato che si occupava dei magrebini, altri di quelli dell’est. Se ti specializzi e crei dei collegamenti con consolati, servizi sociali, se ti occupi anche della cultura di questi ragazzi, ricostruirne la storia, capire le se ti racconta storie, a scalfire il muro che ti mette davanti, si riesca ad arrivare a una soluzione senza fermarlo con una condanna”.  Cita ancora un esempio concreto. “Un caso di omicidio; un ragazzo dell’est, condannato in primo grado. In appello viene richiesta dal suo avvocato la messa alla prova. Mi esprimo a favore, ritenevo che ci fosse la possibilità di seguire un progetto. Dopo 10 mesi il ragazzo stesso molla. Prova fallita. Però anche quella non è stata inutile perché il giovane ha acquisito una consapevolezza. Sa di aver fatto nuovamente dei casini, chiede lui stesso di tornare in carcere.  In carcere ma con una diversa consapevolezza”.

In sintesi è un impatto gestibile con un’organizzazione adeguata (non solo giudiziaria: ci sono i tutori, i servizi comunità…).

D. Quanto può influire un governo, qualsiasi governo, sulla condotta di un magistrato? Quanto può cambiare l’atteggiamento come conseguenza del cambio di politica? Mi riferisco al caso Uss (nota: Artem Uss, l’imprenditore russo fuggito dai domiciliari, forse non senza qualche complicità). Molti si sono chiesti come mai solo condanna ai domiciliari e braccialetto elettronico? Chi ha “accontentato” quella sentenza?

“Nella vita da magistrato ho ricoperto diversi ruoli sia come giudice che come procuratore. Il magistrato è occupato da molte incombenze. Ma non si sono mai riflesse sul mio lavoro. I compiti sono così penetranti e vari che è difficile che lascino spazio a questioni esterne. “Personalmente, ritengo che vi siano rischi di indebite interferenze fra magistratura e politica essenzialmente per quanto riguarda l’ambito delle cariche direttive. Tali incarichi sono, diversamente che in passato, temporanei (4, 8 anni) e, se il magistrato coltiva troppo e in modo distorto ambizioni di carriera, ci potrebbe essere il rischio che si colleghi a qualche “cordata”, in cui che vi sia una ricerca reciproca di “sponde”.

“Per quanto riguarda la sentenza Uss: la domanda è cosa non ha funzionato? Il magistrato guarda a ciò che c’è nelle carte. Ha sbagliato la Corte d’Appello? Ma cosa aveva in mano? Ci sono regole: se ci sono delle violazioni, come dice Nordio, ci sono anche strumenti per dare risposte, dalla censura fino alla sospensione dallo stipendio, e persino alla rimozione”.

Uno dei temi è quello dei ritardi nel deposito delle sentenze. “Prendiamo un processo di mafia”, continua l’autore”. Magari quel processo aveva 200 imputati per lo più con addebiti diversi. Mentre scrivi la sentenza vai in tribunale e ti occupi di altri casi. Quando poi il ritardo è inescusabile, il CSM può intervenire”.

D. Nel racconto, c’è un momento in cui il magistrato Malavoglia suggerisce ai due testimoni di un omicidio di far sparire i coltelli che portano abitualmente. Fino a che punto il magistrato può mettersi in una condizione di illegalità?

Quindi, quasi senza preavviso, siamo tornati sul romanzo. Ritorniamo al “possibile” che non è la realtà. “Il punto narrativo riguarda la complessità della situazione-giustizia e ingiustizia. Lo scrittore (sia pure ex magistrato) lavora con l’immaginazione, ancorché non avulsa dalla realtà, e in quel certo punto di Fronte Sud Malavoglia, (un magistrato che ha ben presente le regole, ma si rende anche conto dei limiti di esse) parla in quel modo ai ragazzi non per coprire chissà che, ma perché si rende conto, grazie anche alla sua esperienza, che quei due coltelli, avrebbero potuto complicare la ricostruzione di una vicenda tragica in cui non avevano avuto, in realtà, alcuna incidenza”.

Giulia Torri giuliat@vicini.to.it

Gianpaolo Nardi gianpaolon@vicini.to.it

Le domande dell’intervista sono a cura di Giulia Torri e dei Gruppi di lettura organizzatori.

Un’ampia recensione di “Punto Sud” è su https://www.vicini.to.it/2022/11/fronte-sud-di-ennio-tomaselli/ di Maria Cristina Bozzo.

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