Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Sanità vicina ai cittadini = salute

Il Piemonte ragiona su soluzioni di prossimità per l’assistenza nelle aree interne

I massimi esperti della sanità piemontese e nazionale fanno il punto sul tema della sanità di prossimità nelle aree interne, nel corso dell’evento organizzato da Motore Sanità dal titolo “Sanità di prossimità nelle aree interne. Situazione e prospettive. Focus on“, ospitato il 6 ottobre scorso presso il Grattacielo della Regione Piemonte.

Un’occasione per noi per focalizzare lo “stato dell’arte” della Sanità piemontese in genere, anche in vista dell’applicazione del PNRR sul territorio regionale e nazionale.

 Su e giù

  •  Spesa sanitaria:
  •  Tasso di mortalità:
  •  Aspettativa di vita alla nascita: ++
  •  Infermieri in attività:– –

Questo il quadro di sintesi della nostra Sanità fatto da Claudio Zanon, Direttore scientifico Motore Sanità e Osservatorio Sanità: tasso di mortalità in diminuzione, aspettativa di vita alla nascita in aumento, spesa sanitaria stabile, netta diminuzione del personale sanitario, medico (4 medici per 1000 abitanti, in diminuzione) ed infermieristico.

Una fotografia in chiaroscuro. Gli stanziamenti sono gli stessi del 2019, ma è il PIL che diminuisce dal 2020, mentre i bisogni crescono. Se guardiamo agli altri Paesi UE, dal 2010 in poi il nostro sistema sanitario risulta sottofinanziato.

Abbiamo fatto degli errori: non abbiamo diversificato gli ospedali, (ci sono le Case di comunità ma è difficile presidiarle con personale medico adeguato). Carenze nella lungo degenza. Investimenti in tecnologia informatica, questo sì, ma poi occorrono i medici specializzati per utilizzarle appieno.

Le cose da fare

“Proprio oggi, poco prima che iniziasse questo convegno – ha sottolineato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -, abbiamo avuto una nuova riunione del nostro Osservatorio sul personale sanitario, che abbiamo costituito nei mesi scorsi in accordo con i sindacati e che porterà a 2mila nuove assunzioni entro il 2024, con un investimento complessivo di 175 milioni di euro”. Le criticità sono evidenti: “Gli Ospedali hanno bocche molto grandi” riprende Cirio. “C’è carenza di posti letto, anche perché ci sono pazienti che stanno lì perché non sai dove portarli, anche se si potrebbero dimettere; il problema sociale compromette quello sanitario”. La fotografia è quella, un sistema pubblico smantellato e da ricostruire. Occorre reinvestire, utilizzando i finanziamenti PNRR. Recuperare medici di medicina generale, competenze professionali. “C’è persino una criticità sui primari: oggi ci sono concorsi per primariato che vanno deserti, dove una volta c’era la fila. C’è uno sbilanciamento fra Università e medici ospedalieri. Molti medici specializzandi in Università, mentre le corsie lamentano vuoti”. E occorre realizzare la complementarietà con la Sanità privata: il privato si mette al servizio ma è il sistema pubblico che decide. “Per la prima volta, dopo oltre dieci anni, in Piemonte si torna a programmare e a investire in modo serio e strutturato sulla spina dorsale della nostra sanità, che sono le donne e gli uomini che ci lavorano ogni giorno”, conclude il presidente.

Luigi Genesio Icardi, assessore regionale alla Sanità del Piemonte, si sofferma sulla la specificità della nostra popolazione, specie nelle zone interne “La Regione Piemonte ha fatto molto, lo stesso Governo finanzia le Aree interne e progetti importanti, però il depopolamento e l’invecchiamento della popolazione, soprattutto in quelle aree, ci impongono interventi ancora più incisivi”. Già, il punto è questo: siamo i fortunati, siamo riusciti ad essere, insieme ai Giapponesi, la popolazione più vecchia del mondo: può intervenire, e come, la Sanità pubblica per garantirci che le patologie arrivino il più tardi possibile?

“Dopo la pandemia, stiamo affrontando una nuova crisi, quella legata alla carenza di personale sanitario, inclusi medici e infermieri, una crisi che viene da lontano per errata programmazione nazionale“ interviene Alessandro Stecco, Presidente della IV Commissione Sanità della Regione Piemonte. “La Regione Piemonte sta attuando con successo il percorso del PNRR, che prevede la creazione di presidi di sanità di prossimità, come le nuove case di comunità e gli ospedali di comunità. Allo stesso tempo, stiamo promuovendo l’implementazione della telemedicina, che rende i servizi sanitari sempre più accessibili anche alle persone che vivono in aree meno servite”. In particolare, “il percorso regionale si concentra sulla presa in carico dei pazienti fragili, cronici e oncologici gravi, promuovendo la domiciliarità e utilizzando strumenti della sanità digitale”.

Per Rossana Boldi, membro dell’Osservatorio per l’innovazione di Motore Sanità, le cause della situazione sono da ricondurre al capitale umano. Alla base c’è una crisi motivazionale. Ci sono professioni non più attrattive, anzi, la tendenza ad abbandonare la sanità pubblica, o per quella privata, o per l’estero. Cita un aspetto sconcertante ” Possibile che non si sia considerato che molti medici e infermieri ad una certa data sarebbero andati in pensione?” A questo si aggiungono i licenziamenti volontari; manca la soddisfazione economica e professionale. Quanto ai tagli, questi vengono da lontano: Tremonti (2010) poi Monti, 2011, “disastrosi”, Renzi, Conte. “In quegli anni viene attaccato il numero di posti letto: nel ‘98 in Italia c’erano 5,8 posti letto/1000 abitanti, nel 2017 erano solo più 3,6”. “Di fronte alle riduzioni di risorse si sarebbe potuto predisporre il sistema territoriale. Come in altri Paesi, differenziarli, spostare i posti sulla lungo degenza”

 “La sanità di prossimità – ha spiegato Carlo Picco, Federsanità-Anci Piemonte, Direttore Generale dell’ASL Città di Torino e Commissario Azienda Sanitaria Zero Regione Piemonte – è un approccio particolarmente importante in aree remote o interne delle nostre vallate, dove una inadeguata programmazione nazionale nella formazione di nuovi medici, ma anche infermieri, riferita all’ultimo decennio rende difficilissimo reclutare nuovi professionisti e dove l’accesso a ospedali e strutture sanitarie di alto livello potrebbe essere limitato. Per quel che riguarda le prospettive della sanità di prossimità si sta cercando di potenziare soprattutto la tecnologia per l’ambito della telemedicina e il reperimento di risorse e figure sanitarie come l’infermiere di comunità”.

Picco cita un accordo con la Lombardia, ed un altro in elaborazione con la Liguria, per la condivisione della disponibilità di un un elicottero per urgenze. “I sindaci chiedono il medico su ogni ambulanza ma talvolta sull’ambulanza abbiamo infermieri specializzati che possono intervenire meglio del medico di medicina generale”. Anche sul ruolo delle farmacie si sono fatti dei passi avanti: “Abbiamo sdoganato la possibilità di fare vaccini antiinfluenzali ma anche portare servizi utili in territori disagiati”. “Ruolo di Federsanità Anci Piemonte è quello di ridurre le distanze tra ospedali, strutture sanitarie con le aree interne e i centri abitati cosiddetti “remoti” grazie alla collaborazione tra aziende sanitarie e comuni”.

Un tema caldo

A proposito della carenza di personale, è acceso il dibattito sul tema del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina. “Il legame tra enti locali e Università è fondamentale per promuovere lo sviluppo di una sanità di prossimità di qualità – ha commentato Gian Carlo Avanzi, Rettore Università degli Studi Piemonte Orientale. “Noi ci occupiamo di formazione: da 6 anni abbiamo istituito un master di 1 anno in infermeria di famiglia.  Facciamo master di urgenze di area critica, rivolti al 118, alla rianimazione, al pronto soccorso”. Obiettivo, cercare di aumentare l’autonomia e professionalità per consentire agli infermieri di fare, con formazione apposita, “piccole” diagnosi. “Di più. Se non rafforziamo il ruolo del medico di medicina generale, i medici non basteranno. Forse è la distribuzione da riconsiderare. Un ospedale ogni campanile significa un oncologo, un ortopedico, un cardiologo.” Avanzi propone un’organizzazione per complessità: alcuni centri di grandi complessità ed altri destinati alle cronicità. “Non serve additare l’Università per il numero chiuso. E’ un numero programmato, in cui interviene specie la Conferenza Stato-Regioni. Noi contribuiamo, a definire questo numero. Negli anni anni ‘70 eravamo 1300 per Corso tutti in piedi, lezioni fatte senza vedere un paziente. Sgomitare per fare una visita. Oggi i nostri studenti sanno visitare, auscultare cuori, polmoni”. Altro aspetto è la necessità di favorire la scelta di specialità poco appetibili. C’è una crisi enorme per la chirurgia d’urgenza. Ma anche il corso di medicina generale è un percorso. “Se ci sono i medici di medicina generale a vedere cosa succede nei pronto soccorso, o lavorare in corsia, potranno portare essi stessi nei loro ambulatori una maggiore consapevolezza”.

Un punto di vista stimolante sull’assistenza di prossimità, viene da Fabrizio Faggiano, ASL Vercelli, Università del Piemonte Orientale: aumenta la sopravvivenza della popolazione, ma aumenta il numero di malati, specie cronici. La curva della mortalità si sposta in avanti, ma si tratta di persone sopravviventi in stato di malattia (“Daly”, condizione patologica). Si dovrebbe perseguire il criterio di maggiori guarigioni, agendo sulla prevenzione (specie orientata ai “fattori di rischio” – fumo, alcol, cardiopatie e stili di vita) e mirando così a posticipare l’insorgenza della malattia.  A questo contribuirà la nuova figura professionale, l’infermiere di famiglia, con compiti specifici in relazione ai bisogni della persona.

Gli altri interventi: Gabriella Viberti, e Giovanna Perino, IRES Piemonte, sull’istituzione del Distretto, il “ponte” tra il sistema sanitario e le comunità di riferimento; Barbara Mangiacavalli, Presidente Nazionale FNOPI-Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche sul concetto di “connected care” con le prime sperimentazioni “apripista” per l’infermiere di famiglia e comunità; Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro nazionale per la telemedicina dell’ISS – Istituto Superiore di Sanità, sul contributo dei Servizi sanitari digitalizzati per facilitare il ritorno dei cittadini in piccoli luoghi che sono densi di storia e di opportunità;  Giovanni Leoni, vicepresidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, che lancia l’allarme sulla mancanza di 20mila medici, e 41.000 pensionamenti attesi nei prossimi cinque anni.

Sul ruolo strategico della “rete delle farmacie” è intervenuto Massimo Mana, Presidente di Federfarma Piemonte;  Eva Colombo, Direttore Generale Asl Vercelli ha sottolineato che la capacità di fare rete ha un ruolo determinante nella gestione dell’assistenza sanitaria nelle aree interne.

Chiude, Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte Unione nazionale Comuni Comunità Montane Piemonte, “il superamento della carenza di medici di base e pediatri, nonché la loro presenza nelle alte valli e nei piccoli Comuni, è la prima esigenza per garantire adeguati servizi e corretti “diritti di cittadinanza”.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

 “Una persona che non si ammala contribuisce all’economia del Paese (Giordana Cortinovis, Teva Italia)”

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