Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

CinemAmbiente: Lagunaria

Di Giovanni Pellegrini,  Italia, 2022, 85’

“Labirinto di isole e canali, abitato da pesci e uccelli migratori, senza terra solida su cui costruire…le  case erano barche” .

Da diversi anni il regista veneziano Giovanni Pellegrini, con la casa di produzione e distribuzione Ginko Film, lavora a “Venezia Liquida”, progetto audiovisivo che ha dato vita a  2 film  e numerosi cortometraggi disponibili in rete, per raccontare la città lagunare ed il suo legame con l’acqua, su cui si regge buona parte dell’economia locale, ma che ha anche il volto minaccioso di maree e  alluvioni.

In Lagunaria – unione di laguna e aria, nome che richiama i bestiari medievali – la narrazione  in chiave favolistica, mitica, leggendaria  è punteggiata da riprese aeree che realizzano inquadrature suggestive come dipinti.Ma il film, realizzato nel corso di 5 anni,  dalle prime riprese del 2016, all’acqua alta del 2019 e al più recente lockdown, cofinanziato dalla Regione Veneto e da una campagna di crowfunding, oltre ad essere un’opera poetica è al contempo potente documento di denuncia dei problemi del presente, quali il cambiamento climatico e l’”overtourism”, come chiarisce Pellegrini.

Ha scelto di rappresentare Venezia in una condizione fuori dal tempo.

Il film vuole evocare ed emozionare, più che informare. Le problematiche, narrate in maniera iperbolica o mitica, sullo schermo sono mostrate nella loro nudità fotografica. Ad esempio si parla del progetto futuristico di costruire imbarcazioni più grandi della città stessa, come in effetti è  con le enormi navi da crociera che sovrastano la città.

Le musiche come sono state progettate?

Filippo Perocco è un compositore veneto con cui avevo già  collaborato. Lavora molto sul deterioramento della  materia sonora e il suo stile si sposa perfettamente con la maestosità delle immagini, ma allo stesso tempo anche con il  rischio di disfacimento della realtà di Venezia. A Perocco è stata fatta la richiesta  di mantenere l’input musicale iniziale dato da me, modellato al ritmo di una persona che voga nei canali, con due remi, alla veneta.

Qual è il legame con  “Le città invisibili” di Calvino?

In una giornata in cui stavamo raccogliendo plastica con gli attivisti di Legambiente  abbiamo visto galleggiare una copia de “Il Milione” di Marco Polo. Ho pensato immediatamente a “Le città invisibili “di Calvino e piano piano si è fatta strada l’idea di compiere un’operazione simile: il testo della voce narrante si ispira al romanzo ed è un omaggio  al suo autore, con una scrittura che vuol risultare lontana nel tempo, favolistica.

Qual è la Venezia che personalmente  preferisce?

Amo la  laguna: fa parte della città e non si può capire Venezia senza la sua laguna, dove io posso andare con la  “sanpierota”, una delle barche a fondo piatto che si vedono alla fine del film.

Si è soffermato sugli aspetti dell’attività di conservazione  della città.

Mi affascina  il lavorio costante, che ricorda il mito di  Tantalo,  che viene fatto sui palazzi veneziani. E’ importante raccontare questa manutenzione assidua, e insieme il sentimento di molti veneziani nei confronti della propria città, che sentono come un’anziana madre da accudire, facendo il possibile per assicurale la vita più lunga e migliore.

Il documentario mette anche  in luce aspetti critici.

Purtroppo c’è chi punta a sfruttare la città come una gallina dalle uova d’oro, senza lungimiranza sulle conseguenze.  La motivazione profonda per cui ho fatto questo film è lanciare un grido d’allarme per Venezia e risvegliare le coscienze su come preservare la sua bellezza.

Anna SCOTTON

annas@vicini.to.it

 

 

 

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